TITOLO VI
MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI ALLA
LEGGE REGIONALE 14 AGOSTO 1997, N. 28
(DISCIPLINA DELLE ATTIVITA' AGRITURISTICHE)
Art. 57
Sostituzione dell'
art. 9
1.
L'
articolo 9 della l.r. 28/1997
è sostituito dal seguente:
"
Art. 9 (Dichiarazione di inizio delle attività agrituristiche) 1. L'imprenditore agricolo iscritto nell'Elenco di cui all'articolo 8 che intende avviare le attività agrituristiche presenta al Comune ove ha sede l'attività di ospitalità, la dichiarazione di inizio attività agrituristiche, di seguito DIAA, ai sensi della normativa vigente in materia di dichiarazione di inizio attività. La DIAA è corredata, anche per mezzo di autocertificazioni, della documentazione concernente il possesso dei requisiti sanitari, urbanistici e di sicurezza ai sensi delle normative vigenti in materia.
2. Qualora l'ospitalità sia svolta su più fabbricati ricadenti in comuni diversi, la DIAA è presentata a tutti i comuni ove sono localizzati gli immobili destinati alle attività agrituristiche.
3. L'imprenditore agricolo può avviare l'attività agrituristica dalla data di presentazione della DIAA.
4. Il Comune competente, qualora accerti la carenza dei requisiti di cui alla presente legge, nel termine di trenta giorni dal ricevimento della DIAA adotta motivati provvedimenti di divieto di prosecuzione dell'attività salvo che l'interessato provveda a conformare detta attività alla normativa vigente entro un termine fissato dal Comune stesso che non può essere inferiore a trenta giorni. Nel caso di mancato adeguamento nei termini previsti dal Comune, lo stesso assume determinazioni in via di autotutela ai sensi della normativa vigente.
5. L'imprenditore agricolo che esercita le attività agrituristiche comunica entro quindici giorni al Comune qualsiasi variazione dei dati dichiarati nella DIAA.
6. I comuni, entro trenta giorni dal ricevimento della DIAA trasmettono, alle strutture della Giunta regionale competenti nelle materie di agriturismo e di turismo, alla comunità montana competente per territorio e all'azienda di promozione turistica, un documento sintetico che riporti i dati principali della DIAA riferiti all'imprenditore agricolo che esercita attività agrituristiche, agli immobili e ai servizi offerti.
7. La comunità montana competente provvede alla revoca del certificato di abilitazione qualora l'imprenditore agricolo iscritto nell'Elenco non abbia presentato al Comune competente la DIAA di cui al comma 1 entro tre anni dall'iscrizione nell'Elenco stesso.
8. L'imprenditore agricolo che esercita attività agrituristiche deve:
a) rispettare i limiti e le modalità indicate nella DIAA e le tariffe di cui all'articolo 16;
b) comunicare giornalmente alle autorità di pubblica sicurezza l'arrivo delle persone alloggiate e far sottoscrivere al cliente la scheda di dichiarazione delle generalità ai sensi del
comma 4, dell'articolo 7 del decreto legge 29 marzo 1995, n. 97
(Riordino delle funzioni in materia di turismo, spettacolo e sport) convertito, con modificazioni, nella
legge 30 maggio 1995, n. 203
;
c) esporre al pubblico, nella sala ristoro, la lista degli alimenti e delle bevande somministrate, con l'indicazione della provenienza dei prodotti ed i relativi prezzi;
d) provvedere a registrare giornalmente, al solo fine della rilevazione statistica del movimento turistico, gli arrivi e le presenze degli ospiti e trasmettere all'Azienda di promozione turistica l'apposito modello ISTAT entro i primi cinque giorni del mese successivo.
9. Non possono essere usate le denominazioni quali agriturismo, agrituristico o similari per attività esercitate da soggetti che operano in assenza di DIAA.
".
Art. 58
Sostituzione dell'
art. 10
1.
L'
articolo 10 della l.r. 28/1997
è sostituito dal seguente:
"
Art. 10 (Sospensione e divieto di prosecuzione dell'attività)
1. Il Comune competente sospende l'esercizio dell'attività, previa diffida, con provvedimento motivato, per un periodo compreso tra dieci e trenta giorni, qualora accerti la violazione degli obblighi di cui alla presente legge.
2. Il Comune competente adotta motivati provvedimenti di divieto di prosecuzione dell'attività qualora accerti che l'imprenditore agricolo:
a) non abbia intrapreso l'attività entro due anni dalla DIAA ovvero l'abbia sospesa, senza giustificato motivo, da almeno un anno;
b) abbia perduto uno o più requisiti necessari per l'esercizio dell'attività;
c) abbia subito più di due sospensioni ai sensi del comma 1;
d) non abbia rispettato il vincolo di destinazione di cui al comma 11 dell'articolo 18.
".
Art. 60
Sostituzione dell'
art. 12
1.
L'
articolo 12 della l.r. 28/1997
è sostituito dal seguente:
"
Art. 12 (Classificazione delle strutture agrituristiche)
1. La Giunta regionale, su proposta della Commissione regionale, stabilisce i criteri per la classificazione delle aziende agrituristiche e ne individua i contrassegni simboleggiati fino ad un massimo di cinque spighe.
2. Il titolare dell'azienda agrituristica, contestualmente alla presentazione della DIAA di cui all'articolo 9, dichiara il livello di classifica spettante alla propria azienda sulla base dei criteri di cui al comma 1.
3. Per le aziende agrituristiche già in esercizio, la dichiarazione del livello di classificazione avviene alla prima dichiarazione delle tariffe minime e massime al Comune di cui all'articolo 16.
4. I Comuni verificano la classificazione dichiarata. Qualora accertino la carenza dei requisiti adottano motivati provvedimenti per la revisione della classificazione dichiarata, nel termine di trenta giorni dalla DIAA, ovvero dalla comunicazione, da parte del titolare, delle tariffe minime e massime da praticare.
5. I Comuni comunicano alla struttura regionale competente i dati relativi alla classificazione delle aziende agrituristiche.
".
Art. 63
Integrazione della
l.r. 28/1997
1.
Dopo il
comma 1 dell'articolo 23 della l.r. 28/1997
sono aggiunti i seguenti:
"
1 bis. I Comuni sono tenuti ad effettuare annualmente un controllo a campione su almeno il dieci per cento delle strutture agrituristiche presenti nel proprio territorio comunale. Le verifiche devono riguardare il rispetto della presente legge ed, in particolare, il requisito della principalità dell'attività agricola in rapporto alle attività agrituristiche svolte, la classificazione, le caratteristiche delle strutture e la natura dei prodotti somministrativi. I Comuni trasmettono alla Regione entro il 31 gennaio di ogni anno una relazione sull'attività di controllo svolta nell'anno precedente.
1 ter. La Giunta regionale entro il 31 dicembre di ogni anno delibera un programma annuale di vigilanza e controllo sulle attività agrituristiche. Ai fini del coordinamento interistituzionale, la Giunta provvede altresì alla sottoscrizione di accordi quadro con gli enti locali e le forze dell'ordine preposti alla vigilanza e al controllo.
".
Art. 64
Modificazioni all'
art. 24
1.
Alla
lettera a) del comma 1 dell'articolo 24 della l.r. 28/1997
le parole: "
senza la prescritta autorizzazione comunale
" sono sostituite dalle seguenti: "
senza avere presentato la DIAA al Comune competente di cui all'articolo 9, comma 3
".
2.
Alla
lettera c) del comma 1 dell'articolo 24 della l.r. 28/1997
le parole: "
previste nell'autorizzazione comunale
" sono sostituite dalle seguenti: "
dichiarate nella DIAA
" e la parola: "
autorizzate
" è sostituita dalla seguente: "
dichiarate
".
3.
Il punto 2 della
lettera e) del comma 1 dell'articolo 24 della l.r. 28/1997
è sostituito dal seguente: "
- mancato rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 9, comma 8, lettera d);
".
4.
La
lettera f) del comma 1 dell'articolo 24 della l.r. 28/1997
è sostituita dalla seguente:
"
f) da lire 500.000 a lire 3.000.000, nei seguenti casi:
- mancata erogazione dei servizi dichiarati nella DIAA o erogazione di servizi non dichiarati nella medesima;
- mancato rispetto dei periodi di apertura o chiusura dichiarati nella DIAA;
- mancata esposizione al pubblico del simbolo, del contrassegno regionale di qualità di cui all'articolo 15 e della lista di cui all'articolo 9, comma 8, lettera c);
- impiego, nell'erogazione dei servizi dichiarati nella DIAA, di personale estraneo al nucleo familiare ai sensi dell'
articolo 230 bis del codice civile
o non impiegato in azienda;
- utilizzo a fini agrituristici di locali non dichiarati nella DIAA;
- violazione dell'articolo 4, commi 3 e 4;
".
[12]
TITOLO VIII
MODIFICAZIONI E INTEGRAZIONI ALLA
LEGGE REGIONALE 3 AGOSTO 1999, N. 24
(DISPOSIZIONI IN MATERIA DI COMMERCIO IN ATTUAZIONE DEL
D.LGS. 31 MARZO 1998, N. 114
)
Art. 69
Modificazioni all'
art. 4
1.
Il
comma 1 dell'articolo 4 della l.r. 24/1999
è sostituito dal seguente:
"
1. Le medie e le grandi strutture di vendita, in relazione alla superficie di vendita utilizzata, si suddividono nelle seguenti tipologie:
a) M1 - medie strutture inferiori: esercizi aventi superficie di vendita compresa tra 151 e 600 mq. nei comuni delle classi III e IV e superficie compresa tra 251 e 900 mq. nei comuni delle classi I e II;
b) M2 - medie strutture intermedie: esercizi aventi superficie compresa tra 601 e 1000 mq. nei comuni delle classi III e IV e superficie compresa tra 901 e 1500 mq. nei comuni delle classi I e II;
c) M3 - medie strutture superiori: esercizi aventi superficie compresa tra 1001 e 1500 mq. nei comuni delle classi III e IV e superficie compresa tra 1.501 e 2.500 mq. nei comuni delle classi I e II;
d) G1 - grandi strutture inferiori: esercizi aventi superficie compresa tra 1501 e 3500 mq. nei comuni delle classi III e IV e superficie compresa tra 2501 e 5500 mq. nei comuni delle classi I e II;
e) G2 - grandi strutture superiori: esercizi aventi superficie di vendita maggiore a 3500 mq. nei comuni delle classi III e IV o maggiore a 5.500 mq. nei comuni delle classi I e II fino ad un massimo di 15.000 mq. nel settore alimentare per le grandi strutture di tipologia G2 categoria A e di 20.000 mq. per quelle di tipologia G2 categoria E.
".
2.
Il
comma 2 dell'articolo 4 della l.r. 24/1999
, come sostituito dall'
articolo 2 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
2. Le grandi strutture di vendita della tipologia G2 categoria A possono essere realizzate esclusivamente nella forma del centro commerciale nella quale la superficie occupata dagli esercizi di vicinato e dalle medie strutture di vendita deve risultare pari ad almeno il trenta per cento della superficie totale di vendita. Tale percentuale di superficie in capo a esercizi di vicinato e medie strutture è riservata prioritariamente per almeno il cinquanta per cento a operatori presenti sul territorio regionale da almeno cinque anni, che ne facciano richiesta entro sei mesi dal rilascio dell'autorizzazione di cui all'articolo 18.
".
Art. 70
Sostituzione dell'
art. 5
1.
L'
articolo 5 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 3 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 5 (Programmazione commerciale)
1. La programmazione commerciale ed urbanistica, al fine di assicurare la trasparenza del mercato, la concorrenza, la libertà di impresa e la libera circolazione delle merci, persegue i seguenti obiettivi:
a) favorire la realizzazione di una rete distributiva che assicuri la qualità dei servizi da rendere ai consumatori e la qualità della vita della popolazione, nonché la migliore produttività del sistema;
b) assicurare il rispetto del principio della libera concorrenza, favorendo l'equilibrato sviluppo delle diverse tipologie distributive con particolare attenzione alla tutela e alla valorizzazione delle piccole imprese commerciali;
c) rendere compatibile l'impatto degli insediamenti commerciali di maggiori dimensioni con il contesto economico-territoriale per il rispetto del diritto dei consumatori di avvalersi di una rete distributiva effettivamente articolata per tipologie e prossimità;
d) salvaguardare e riqualificare i centri storici attraverso politiche di valorizzazione integrate tra le funzioni commerciali e le dimensioni ambientali, urbanistiche, edilizie e di mobilità anche mediante interventi innovativi nel rispetto dei valori del contesto;
e) salvaguardare e riqualificare la rete distributiva nelle zone di montagna e rurali anche attraverso la promozione di servizi commerciali polifunzionali ed esercizi multisettoriali, al fine di favorire il mantenimento e la ricostituzione del tessuto commerciale;
f) favorire gli insediamenti commerciali destinati al recupero, all'ammodernamento e allo sviluppo delle piccole e medie imprese già operanti sul territorio interessato;
g) favorire il recupero urbano delle aree periferiche in trasformazione anche mediante il riordino, la riqualificazione e l'integrazione dell'insediamento commerciale in zone industriali, artigianali e commerciali ricorrendo ad appositi piani esclusivamente nel rispetto dei principi di programmazione commerciale contenuti nella presente legge e nelle disposizioni di cui alla
legge regionale 22 febbraio 2005, n. 11
(Norme in materia di governo del territorio: pianificazione urbanistica comunale);
h) favorire l'innovazione anche attraverso l'associazionismo e le reti stabili di imprese che realizzano progetti innovativi per la distribuzione e per il coordinamento tra produzione e distribuzione al fine di valorizzare i prodotti tipici umbri;
i) realizzare un sistema coordinato di monitoraggio riferito all'entità e all'efficienza della rete distributiva e alla consistenza e all'andamento dell'occupazione del settore, attraverso l'Osservatorio regionale del commercio di cui all'articolo 32.
".
Art. 71
Integrazione della
l.r. 24/1999
1.
Dopo l'
articolo 5 della l.r. 24/1999
sono inseriti i seguenti:
"
Art. 5 bis (Programmazione regionale)
1. La Giunta regionale con proprio atto di programmazione definisce criteri e modalità per l'attuazione degli obiettivi di cui all'articolo 5 garantendo il giusto bilanciamento di motivi imperativi di interesse generale quali l'ordine pubblico, la sicurezza pubblica, la sicurezza stradale, la sanità pubblica, la tutela dei consumatori, dei destinatari di servizi e dei lavoratori, l'equità delle transazioni commerciali, la lotta alla frode, la tutela dell'ambiente e dell'ambiente urbano compreso l'assetto territoriale in ambito urbano e rurale, la proprietà intellettuale, la conservazione del patrimonio storico ed artistico, la politica sociale e la politica culturale.
2. La Giunta regionale con l'atto di cui al comma 1 e con il regolamento regionale di cui all'articolo 62, comma 1, lettere a), b) e c) della
legge regionale 22 febbraio 2005, n. 11
(Norme in materia di governo del territorio: pianificazione urbanistica comunale) definisce, inoltre, i criteri di pianificazione territoriale e urbanistica riferiti al settore commerciale prevedendo in particolare:
a) gli indirizzi al fine dell'individuazione delle aree da destinare agli insediamenti commerciali, promuovendo il contenimento dell'uso del territorio verificando, tra l'altro, la dotazione a destinazione commerciale esistente;
b) le condizioni e i criteri cui i comuni devono attenersi per l'individuazione, attraverso gli strumenti urbanistici, delle aree idonee per la localizzazione delle medie e grandi strutture di vendita;
c) i requisiti urbanistici, in termini di accessibilità veicolare e pedonale anche per portatori di handicap, di dotazione di standard ambientali e parcheggi pertinenziali delle diverse tipologie di strutture di vendita;
d) i criteri per incentivare il recupero, l'ammodernamento e la qualificazione delle aree di insediamento commerciale che tengono conto della qualità del contesto paesaggistico ed ambientale promuovendo il miglioramento del bilancio delle emissioni.
3. La Giunta regionale, con proprio atto di indirizzo, al fine di omogeneizzare gli interventi di programmazione comunale, indica i criteri qualitativi per l'insediamento delle attività commerciali, da parte dei comuni, anche con riferimento alle aree del territorio regionale di cui all'articolo 6.
4. La Regione può compartecipare alle iniziative delle istituzioni pubbliche e delle categorie economiche nell'ambito degli obiettivi di cui alla presente legge.
Art. 5 ter (Programmazione comunale)
1. I comuni, al fine di migliorare la funzionalità e la produttività del sistema dei servizi concernenti le attività commerciali, valutate le caratteristiche e le tendenze della distribuzione commerciale e nel rispetto degli indirizzi regionali di cui all'articolo 5 bis, adottano, previa la concertazione di cui all'articolo 5 quater, un atto di programmazione che disciplina le modalità di applicazione dei criteri qualitativi individuati dalla programmazione regionale in riferimento all'insediamento di tutte le attività commerciali, ivi compresa la somministrazione di alimenti e bevande, tenendo conto delle diverse caratteristiche del proprio territorio. Tali criteri si basano sui motivi imperativi di interesse generale di cui all'articolo 5 bis, comma 1 e tengono conto delle caratteristiche urbanistiche e di destinazione d'uso dei locali, dei fattori di mobilità, traffico, inquinamento acustico e ambientale, aree verdi, parcheggi, delle caratteristiche qualitative degli insediamenti, dell'armonica integrazione con le altre attività economiche e del corretto utilizzo degli spazi pubblici o di uso pubblico.
2. I comuni adeguano i propri strumenti urbanistici anche in relazione a singole varianti nel rispetto delle disposizioni della
l.r. 11/2005
, tenuto conto dei criteri di cui all'articolo 5 bis, comma 2 adottati dalla Giunta regionale, e, in relazione alla previsione di nuovi insediamenti commerciali, individuano:
a) le aree da ritenersi sature rispetto alla possibilità di localizzarvi nuovi insediamenti tenuto conto delle condizioni di sostenibilità ambientale, infrastrutturale, logistica e di mobilità relative a specifici ambiti territoriali;
b) le aree di localizzazione delle medie e delle grandi strutture di vendita, tenendo anche conto degli effetti d'ambito sovracomunale e di fenomeni di addensamento di esercizi che producono impatti equivalenti a quelli delle grandi strutture di vendita.
3. Le determinazioni dei comuni di cui ai commi 1 e 2 possono essere differenziate in relazione a singole parti del territorio comunale o zone ed alla tipologia degli esercizi di cui all'articolo 4.
In particolare la strumentazione urbanistica per l'insediamento in aree non esclusivamente commerciali può disporre limitazioni all'insediamento di attività commerciali in relazione alle classificazioni di cui all'articolo 4.
4. I comuni, previa valutazione delle problematiche della distribuzione commerciale nei centri storici e delle interrelazioni esistenti con le altre componenti territoriali, economiche e sociali, con apposito atto oppure nell'ambito del Quadro strategico di valorizzazione di cui alla
legge regionale 10 luglio 2008, n. 12
, promuovono:
a) la crescita, il ricambio e la diversificazione delle attività, in raccordo con gli strumenti urbanistici comunali;
b) la permanenza di esercizi storici con particolare attenzione alle merceologie scarsamente presenti, anche mediante incentivi;
c) l'individuazione di porzioni di territorio ubicate in aree limitrofe funzionalmente collegate con il centro storico.
5. I comuni, per le finalità di cui al comma 4, possono:
a) differenziare le attività commerciali con riferimento a specifiche classificazioni di carattere dimensionale, merceologico e qualitativo per contribuire ad un ampliamento di opportunità di insediamento nel centro storico;
b) disporre il divieto di vendita di determinate merceologie, qualora questa costituisca un contrasto con la tutela di valori artistici, storici o ambientali.
Art. 5 quater (Concertazione)
1. La Regione e i comuni, ai fini della presente legge, attuano la concertazione intesa come esame preliminare degli atti di indirizzo, programmazione e sviluppo con le associazioni dei consumatori, le organizzazioni imprenditoriali del commercio maggiormente rappresentative e le organizzazioni sindacali dei lavoratori dipendenti.
".
Art. 75
Integrazione della
l.r. 24/1999
1.
Dopo l'
articolo 10 della l.r. 24/1999
è inserito il seguente:
"
Art. 10 bis (Poli commerciali)
1. Per polo commerciale si intende un complesso di esercizi contigui o adiacenti la cui superficie di vendita complessiva sia pari o superiore alle dimensioni di una media struttura di tipo M3, comprendente almeno una media struttura di vendita e costituente un'unica entità economico commerciale. Il polo, a seconda della superficie, è considerato un'unica media struttura M3 o un'unica grande struttura di vendita.
2. L'apertura di un polo commerciale avviene sulla base di un apposito progetto o mediante l'avvio di più operazioni formalmente distinte di apertura, trasferimento o ampliamento o accorpamento di attività commerciali in un arco di tempo inferiore a trentasei mesi. Tali operazioni sono considerate contestuali quando vengono superati i limiti dimensionali minimi previsti per le tipologie G e M3.
3. La domanda di autorizzazione per il polo commerciale è presentata con la stessa procedura di cui all'articolo 18, dal promotore o dal legale rappresentante dell'organismo di gestione del polo o, in mancanza, dal titolare dell'esercizio che, con il proprio ingresso nel polo, fa superare i limiti dimensionali minimi previsti.
4. I comuni non possono rilasciare singole autorizzazioni senza l'autorizzazione complessiva dell'intero polo commerciale.
".
Art. 76
Integrazione alla
l.r. 24/1999
1.
Dopo il
comma 2 dell'articolo 11 della l.r. 24/1999
è aggiunto il seguente:
"
2 bis. Ai Comuni di cui al comma 2, si applicano, in ogni caso, le disposizioni di cui agli articoli 5 bis, 5 ter e in particolare dell'articolo 6 della presente legge, al fine di prevenire consumo del territorio, alterazione del contesto ambientale e modifiche alle gerarchie territoriali.
".
Art. 78
Integrazione della
l.r. 24/1999
1.
Dopo l'
articolo 12 della l.r. 24/1999
è inserito il seguente:
"
Art. 12 bis (Commercio al dettaglio nelle medie strutture di vendita)
1. L'apertura, il trasferimento di sede, l'ampliamento della superficie di vendita fino ai limiti di cui all'articolo 4 e la modifica, quantitativa o qualitativa di settore merceologico di una media struttura di vendita sono soggetti ad autorizzazione rilasciata dal Comune competente per territorio entro novanta giorni dalla data di ricevimento della domanda. Decorso inutilmente tale termine la domanda si intende accolta.
2. Per le medie strutture superiori di tipologia M3 l'apertura, il trasferimento di sede, l'ampliamento della superficie di vendita fino ai limiti di cui all'articolo 4 e la modifica, quantitativa o qualitativa di settore merceologico è soggetta ad autorizzazione rilasciata dal Comune competente per territorio, su conforme determinazione della Conferenza di servizi di cui all'articolo 18.
3. Il Comune sulla base di quanto previsto all'articolo 5 definisce, anche in riferimento a zone del proprio territorio, le condizioni ed i criteri qualitativi per il rilascio delle autorizzazioni di cui al comma 1, previa concertazione. L'individuazione dei criteri è preceduta da una analisi preliminare delle caratteristiche dell'apparato distribuivo al dettaglio e da una valutazione che tiene conto dei motivi imperativi di interesse generale di cui all'articolo 5 bis, comma 1.
".
Art. 79
Sostituzione dell'
art. 13
1.
L'
articolo 13 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 9 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 13 (Commercio al dettaglio nelle grandi strutture di vendita)
1. L'apertura, l'ampliamento di superficie, l'aggiunta di settore merceologico, la rilocalizzazione e il trasferimento di una grande struttura di vendita sono soggetti ad autorizzazione rilasciata dal Comune territorialmente competente, su conforme determinazione della Conferenza di servizi di cui all'articolo 18.
2. Il procedimento per il rilascio dell'autorizzazione di cui al comma 1 deve concludersi entro due anni dalla richiesta dell'autorizzazione stessa. Il Comune, nel rispetto di quanto previsto dall'
articolo 22, comma 4 del d.lgs. 114/1998
, può concedere, per giustificati motivi, una unica proroga per l'attivazione pari ad un periodo massimo di due anni, dandone comunicazione alla Regione e alla Provincia competente.
".
Art. 80
Sostituzione dell'
art. 14
1.
L'
articolo 14 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 10 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 14 (Domande concorrenti per l'apertura di grandi strutture di vendita)
1. Per domande concorrenti, ai fini della valutazione della Conferenza di Servizi di cui all'articolo 18, si intendono quelle presentate al Comune competente nel corso del medesimo mese. Sono concorrenti anche le domande presentate nel medesimo mese in diversi comuni appartenenti allo stesso bacino di utenza od aree ad alta densità commerciale.
2. Per l'apertura di nuove grandi strutture di vendita, tra più domande concorrenti è data priorità:
a) alle domande accompagnate da contestuale rinuncia a una o più medie o grandi strutture di vendita con impegno alla riassunzione del relativo personale;
b) alle domande accompagnate da contestuale impegno ad assumere lavoratori posti in mobilità o in esubero per chiusura di altre attività commerciali.
3. Le strutture di vendita di cui al comma 2 devono essere ubicate nel medesimo Comune o, trattandosi di rilocalizzazione, nella medesima zona ad alta densità commerciale.
".
Art. 84
Sostituzione dell'
art. 18
1.
L'
articolo 18 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 13 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 18 (Procedimento per il rilascio delle autorizzazioni per le grandi strutture di vendita e per le medie strutture superiori di tipologia M3)
1. La domanda per il rilascio dell'autorizzazione per le grandi strutture di vendita e per le medie strutture superiori di tipologia M3 è presentata dall'interessato al Comune territorialmente competente mediante lo Sportello unico per le attività produttive. Alla domanda è allegato il progetto urbanistico preliminare con la documentazione relativa alla destinazione d'uso dei suoli ed un analitico studio progettuale di sviluppo e di incidenza, i cui contenuti costituiscono elementi essenziali ai fini della valutazione.
2. Il Comune, entro i successivi quindici giorni dal ricevimento della domanda, provvede ad integrare, se necessario e per quanto di sua competenza, la documentazione allegata e, nel contempo, invita l'interessato a procedere alla eventuale regolarizzazione o integrazione, nel termine di trenta giorni dalla relativa comunicazione. La domanda, completa degli allegati, è inviata entro cinque giorni dalla regolarizzazione alla Regione.
3. Decorso il termine di cui al comma 2 senza che l'interessato abbia provveduto a quanto richiesto la domanda è archiviata.
4. La domanda è esaminata da una Conferenza di servizi indetta dal Comune competente a cui partecipano un rappresentante della Regione, un rappresentante della Provincia e un rappresentante del Comune.
5. Nel termine di trenta giorni, decorrente dall'invio alla Regione della documentazione di cui al comma 2, il Comune, previa intesa con la Provincia e con la Regione, la quale tiene conto di eventuali domande concorrenti ai sensi dell'articolo 14, indice, presso la propria sede, la Conferenza di servizi, che deve concludersi non oltre il novantesimo giorno successivo alla data di indizione.
6. Della data di indizione della Conferenza è data notizia, mediante comunicazione dell'ordine del giorno a tutti i comuni appartenenti alla medesima area sovracomunale configurabile come unico bacino di utenza.
7. Alle riunioni della Conferenza di servizi, svolte in seduta pubblica, sono invitati a partecipare a titolo consultivo, ai sensi dell'articolo 5 quater, rappresentanti dei comuni facenti parti del bacino di utenza, delle organizzazioni imprenditoriali del commercio, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle associazioni dei consumatori. Ove il bacino d'utenza riguardi anche parte del territorio di altra regione confinante, la Conferenza di servizi richiede alla stessa un parere non vincolante.
8. La Conferenza di servizi tiene conto dei motivi imperativi di interesse generale come declinati dall'atto di programmazione di cui all'articolo 5 bis, comma 1.
9. La Conferenza di servizi prende atto degli accertamenti tecnici e di conformità urbanistica effettuati dal Comune e valuta l'impatto territoriale localizzativo di accessibilità e di dotazioni infrastrutturali e le caratteristiche qualitative e funzionali dal punto di vista commerciale, i programmi di sviluppo dell'iniziativa e gli effetti della medesima sul bacino di utenza anche in base ad un analitico studio progettuale di sviluppo e di incidenza, redatto dal proponente, i cui contenuti costituiscono elemento qualificante della valutazione.
10. La Conferenza di servizi, nel caso di domande concorrenti previste per lo stesso bacino di utenza, tiene conto, per la determinazione conclusiva di cui al comma 11, dei criteri previsti allo stesso articolo 14.
11. La Conferenza di servizi adotta la determinazione conclusiva sulla base della valutazione di cui ai commi 8 e 9.
12. Il Comune procedente, nel caso di determinazione positiva della Conferenza, provvede al rilascio dell'autorizzazione entro trenta giorni dalla conclusione dei lavori della Conferenza stessa; entro lo stesso termine, in caso di determinazione negativa, provvede a comunicare al richiedente il motivato diniego. La domanda si intende accolta qualora, decorsi sessanta giorni dalla adozione della determinazione positiva, il Comune non abbia provveduto al rilascio dell'autorizzazione.
13. La determinazione positiva della Conferenza di servizi è comunque subordinata all'assenso del rappresentante della Regione nel caso di grandi strutture di vendita e del rappresentante del Comune nel caso di medie strutture superiori di tipologia M3.
14. Alle grandi strutture di vendita e alle medie superiori di tipologia M3 si applicano le disposizioni del
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152
(Norme in materia ambientale) relative alla verifica di assoggettabilità.
15. In caso di progetti che richiedono la valutazione di impatto ambientale, i relativi accertamenti e valutazioni tecniche sono acquisite dalla Conferenza di cui al comma 4.
".
Art. 85
Integrazione della
l.r. 24/1999
1.
Dopo l'
articolo 18 della l.r. 24/1999
è inserito il seguente:
"
Art. 18 bis (Procedimento di variante ai sensi dell'
art. 5 del d.p.r. 447/1998
)
1. Per l'istruttoria della domanda di cui all'articolo 18 non è necessaria la preliminare conformità urbanistica in presenza di procedimento di variante avviato mediante lo Sportello unico per le attività produttive, ai sensi dell'
articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica 20 ottobre 1998, n. 447
(Regolamento recante norme di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione per la realizzazione, l'ampliamento, la ristrutturazione e la riconversione di impianti produttivi, per l'esecuzione di opere interne ai fabbricati, nonché per la determinazione delle aree destinate agli insediamenti produttivi, a norma dell'
articolo 20, comma 8, della L. 15 marzo 1997, n. 59
), qualora sull'avvio del procedimento si sia espresso favorevolmente, previa concertazione, il Consiglio comunale del Comune competente.
2. L'esito positivo della Conferenza di cui all'articolo 18 relativo al rilascio dell'autorizzazione è pregiudiziale per l'adozione della relativa variante.
3. La Conferenza di cui all'articolo 18, in caso di variante urbanistica, è svolta ai sensi di quanto previsto dall'
articolo 18, comma 5 della l.r. 11/2005
e in applicazione dell'
articolo 5, comma 6 della legge regionale 18 febbraio 2004, n. 1
(Norme per l'attività edilizia).
".
Art. 91
Sostituzione dell'
art. 24
1.
L'
articolo 24 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 19 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
e dall'
articolo 23, comma 2 della legge regionale 10 luglio 2008, n. 12
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 24 (Progetti integrati di rivitalizzazione delle realtà minori)
1. I comuni possono dotarsi di un progetto integrato di rivitalizzazione delle frazioni o altre aree di interesse del proprio territorio aventi popolazione inferiore a 3000 abitanti e poste in posizione isolata dal capoluogo comunale, ai sensi dell'articolo 10, comma 1, lettera a) del decreto.
2. Il progetto di cui al comma 1 prevede gli interventi più idonei a conseguire la rivitalizzazione del servizio distributivo ed almeno la permanenza di quello di prima necessità nelle aree di minore interesse commerciale, anche in deroga agli altri strumenti di indirizzo commerciale di cui il Comune è dotato; può inoltre prevedere la creazione di centri polifunzionali di servizi, tenuto conto dei punti di maggiore richiamo o transito autoveicolare.
3. Per centri polifunzionali di servizi si intendono un esercizio commerciale, o più esercizi in unica struttura o complesso, cui si associano altri servizi alla popolazione.
4. Per i centri polifunzionali di servizi i comuni possono stabilire specifici criteri qualitativi, curando la facilitazione all'abbinamento dei servizi e delle funzioni.
5. Nei centri polifunzionali di servizi possono essere disposti esoneri dai tributi locali.
6. Qualora nel Comune già esistano spontanei addensamenti di servizi o attività, che, tenuto conto dell'afflusso di persone e della collocazione, già parzialmente assolvano alle funzioni di servizio di cui al presente articolo, i centri polifunzionali di servizi sono preferibilmente creati mediante il loro potenziamento.
7. In deroga al disposto del comma 1, i comuni appartenenti alla classe IV possono istituire centri polifunzionali di servizi anche nel capoluogo comunale.
8. Per attività di prossimità si intende l'esercizio commerciale di vicinato, di somministrazione, di artigianato e di servizi, compreso quello turistico, che svolge una funzione di presidio del territorio in quanto unico operatore di un centro storico o località.
".
Art. 92
Modificazioni all'
art. 25
1.
Il
comma 1 dell'articolo 25 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 20 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
1. I comuni, nell'ambito dei poteri di cui all'
articolo 50 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267
(Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) ed ai sensi degli articoli 11 e seguenti del decreto, disciplinano gli orari di tutte le attività di vendita al dettaglio, compresa la vendita al pubblico di propri prodotti da parte di artigiani ed industriali, anche in modo differenziato. In assenza di specifiche disposizioni, a tutte le attività di vendita al dettaglio si applicano quelle previste per gli esercizi commerciali al dettaglio in area privata.
".
2.
Dopo il
comma 3 dell'articolo 25 della l.r. 24/1999
è inserito il seguente:
"
3-bis. Il Comune competente per territorio può autorizzare, previa concertazione, orari di maggiore apertura per le attività di pubblici esercizi che pur inseriti in un centro commerciale, siano dotati di accesso autonomo al pubblico.
".
Art. 93
Sostituzione dell'
art. 26
1.
L'
articolo 26 della l.r. 24/1999
, come sostituito dall'
articolo 1 della legge regionale 14 dicembre 2007, n. 32
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 26 (Apertura e chiusura nei centri storici e nelle aree a vocazione turistica)
1. Hanno facoltà di libera determinazione senza vincoli delle aperture e degli orari, le attività di prossimità e le attività commerciali che operano:
a) nei centri storici come individuati negli strumenti urbanistici, nelle aree di elevato valore storico, artistico e culturale ai sensi della normativa vigente, nonché in quelle individuate in specifici atti di promozione e valorizzazione;
b) nelle aree del territorio comunale a vocazione turistica, relativamente ai periodi di effettivo afflusso turistico;
c) nei centri di intrattenimento e svago in cui la superficie destinata a servizi e intrattenimento sia pari o superiore al settanta per cento della superficie aperta al pubblico dell'intero complesso;
d) nei piccoli borghi rurali e nuclei rurali.
2. Le aree e i centri di cui al comma 1 sono individuate dal Comune competente esclusivamente mediante apposita Conferenza di servizi cui partecipano il Comune, la Provincia e la Regione. Alle riunioni della Conferenza sono invitati a titolo consultivo i soggetti di cui all'articolo 5 quater. La determinazione della Conferenza di servizi costituisce presupposto necessario per l'individuazione da parte del Comune delle aree e dei centri di cui al comma 1.
3. La determinazione positiva della Conferenza di servizi è comunque subordinata all'assenso del rappresentante del Comune ed ha validità triennale.
".
Art. 94
Integrazione della
l.r. 24/1999
1.
Dopo l'
articolo 26 della l.r. 24/1999
sono inseriti i seguenti:
"
Art. 26 bis (Festività speciali)
1. Gli esercizi commerciali osservano la chiusura nelle festività del 1° gennaio, della domenica e lunedì di Pasqua, del 25 aprile, del 1° maggio, del 2 giugno, del 25 e del 26 dicembre. L'apertura in deroga è ammessa nell'ambito del calendario comunale di cui all'articolo 26 ter per le attività insediate nelle aree di cui all'articolo 26, comma 1.
Art. 26 ter (Calendario comunale)
1. Il Comune, anche su richiesta di uno o più soggetti di cui all'articolo 5 quater, convoca entro il mese di ottobre un incontro di concertazione al fine di definire il calendario annuale delle aperture e chiusure degli esercizi commerciali relative all'anno successivo. In assenza dell'incontro il Comune non può adottare il calendario annuale.
2. Ferme restando le disposizioni previste all'articolo 26 bis, nonché per il mese di dicembre come previsto dall'articolo 11 del decreto, il calendario individua dieci domeniche o festività annuali di apertura in deroga, anche in modo differenziato tra zone, nonché ulteriori aperture domenicali o festive in deroga, nella misura massima di quattro in un anno, per eventi di rilevanza cittadina, o di zona, o di quartiere, o festività del Santo patrono.
3. In mancanza di intesa con le categorie interessate il calendario è definito dal Comune che può individuare fino a dodici domeniche o festività in deroga per tutto il territorio comunale e fino a tre festività speciali.
4. I comuni, previa concertazione, possono stabilire che nei giorni festivi in cui è ammessa l'apertura, questa riguardi un numero limitato di esercizi sulla base di apposite turnazioni.
".
Art. 96
Sostituzione dell'
art. 28
1.
L'
articolo 28 della l.r. 24/1999
è sostituito dal seguente:
"
Art. 28 (Esenzioni in materia di aperture e chiusure)
1. Le disposizioni in materia di orari e turni di apertura e chiusura non si applicano alle seguenti attività: gelaterie e gastronomie; rosticcerie e pasticcerie; esercizi specializzati nella vendita di bevande, caramelle, confetti, cioccolatini, gomme da masticare e simili, fiori, piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi, nastri magnetici, musicassette, videocassette, opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe, cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale, qualora queste siano svolte in maniera esclusiva o specializzata.
2. Per esercizi specializzati si intendono quelli che trattano una o più delle merceologie di cui al comma 1 su una superficie di vendita pari ad almeno il settanta per cento della superficie di vendita totale.
3. Le disposizioni in materia di orari e turni di apertura e chiusura non si applicano altresì agli esercizi di vendita interni ai campeggi, ai villaggi e ai complessi turistici e alberghieri; agli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio lungo le autostrade o le strade extraurbane con doppia corsia per ciascun senso di marcia, nelle stazioni ferroviarie, marittime ed aeroportuali; agli esercizi di vendita posti all'interno delle stazioni di servizio autostradali o poste lungo le strade extraurbane con doppia corsia per ciascun senso di marcia o delle sale cinematografiche.
".
Art. 97
Sostituzione dell'
art. 31
1.
L'
articolo 31 della l.r. 24/1999
, come modificato dall'
articolo 25 della legge regionale 7 dicembre 2005, n. 26
, è sostituito dal seguente:
"
Art. 31 (Vendite promozionali)
1. Le vendite promozionali sono quelle effettuate dall'esercente applicando sconti, reali ed effettivi, sui normali prezzi praticati, dandone informazione al consumatore tramite l'utilizzo di qualsiasi mezzo pubblicitario, ivi compresa la cartellonistica apposta in vetrina.
2. Durante le vendite promozionali i prodotti a prezzo scontato devono essere tenuti separati da quelli posti in vendita a prezzo normale, con esclusione del settore alimentare.
3. La pubblicità relativa alle vendite promozionali deve essere presentata in modo non ingannevole per il consumatore.
4. È vietato effettuare le vendite promozionali nei trenta giorni antecedenti alle vendite di fine stagione, limitatamente ai prodotti di cui all'articolo 30, comma 1.
5. Non rientra nelle vendite promozionali la vendita di prodotti a prezzi scontati effettuata all'interno dell'esercizio commerciale senza alcuna forma pubblicitaria esterna. Si intende per pubblicità esterna anche quella effettuata in vetrina, in qualsiasi forma, ivi compresi i cartellini con l'indicazione del doppio prezzo apposti sulla singola merce esposta.
".
[14]
TITOLO IX
MODIFICAZIONI ALLA
LEGGE REGIONALE 6 MARZO 1997, N. 6
(DISCIPLINA DELLE FIERE, MOSTRE E ESPOSIZIONI)
Art. 99
Sostituzione dell'
art. 4
1.
L'
articolo 4 della legge regionale 6 marzo 1997, n. 6
(Disciplina delle fiere, mostre e esposizioni) è sostituito dal seguente:
"
Art. 4 (Classificazione e localizzazione delle manifestazioni fieristiche)
1. Le manifestazioni fieristiche sono qualificate di rilevanza internazionale, nazionale, regionale e locale in relazione al loro grado di rappresentatività del settore o dei settori economici e produttivi cui la manifestazione è rivolta, al programma ed agli scopi della iniziativa, alla provenienza degli espositori e dei visitatori.
2. Le manifestazioni fieristiche di rilevanza internazionale, nazionale e regionale si svolgono:
a) nei centri permanenti degli enti fieristici o in altre strutture dotate di idonei requisiti e di servizi adeguati per qualità e quantità al rilievo della manifestazione;
b) su aree pubbliche idoneamente attrezzate e funzionalizzate.
3. L'amministrazione competente può disporre lo svolgimento della manifestazione anche in luoghi diversi da quelli di cui al comma 2 tenendo conto, in particolare, delle loro caratteristiche storiche e culturali.
4. La responsabilità sulla qualificazione e sulla idoneità delle strutture e dei servizi resta in capo agli organizzatori della manifestazione. La relativa documentazione è acquisita dall'amministrazione competente prima dello svolgimento della manifestazione stessa.
".
Art. 100
Sostituzione dell'
art. 5
1.
L'
articolo 5 della l.r. 6/1997
è sostituito dal seguente:
"
Art. 5 (Attribuzione della qualifica)
1. L'amministrazione competente provvede al riconoscimento o alla conferma della qualifica di cui all'articolo 4, comma 1 sulla base di un progetto dettagliato della manifestazione fieristica presentato dal soggetto richiedente, tenendo conto:
a) del settore o dei settori economici e produttivi cui l'iniziativa si rivolge e del programma complessivo delle manifestazioni fieristiche;
b) delle dimensioni del mercato dei beni e dei servizi rappresentati dagli espositori;
c) della consistenza numerica, provenienza geografica e caratteristiche degli espositori e dei visitatori;
d) del grado di specializzazione della manifestazione fieristica, del suo eventuale collegamento o concomitanza con manifestazioni volte a valorizzare il patrimonio dei beni culturali, archeologici, storici, artistici e ambientali;
e) della idoneità dei servizi fieristici offerti agli espositori ed ai visitatori;
f) della periodicità della manifestazione e dei risultati conseguiti nelle precedenti edizioni.
".
Art. 101
Sostituzione dell'
art. 6
1.
L'
articolo 6 della l.r. 6/1997
è sostituito dal seguente:
"
Art. 6 (Manifestazione fieristica)
1. L'esercizio delle manifestazioni fieristiche è riservato ai soggetti pubblici e privati di cui all'articolo 2 comma 1, lettere b) e c) ed è subordinato al riconoscimento o alla conferma della qualifica di cui all'articolo 4 comma 1.
2. Per le manifestazioni fieristiche di rilevanza internazionale, nazionale e regionale l'interessato chiede, entro il 30 aprile dell'anno precedente, alla struttura regionale competente in materia, il riconoscimento o la conferma della qualifica ai fini dell'inserimento nel calendario regionale di cui all'articolo 8 o nell'apposito calendario nazionale delle manifestazioni internazionali.
3. Per le manifestazioni fieristiche di rilevanza locale l'interessato chiede, entro il 30 novembre dell'anno precedente, al Comune competente per territorio il riconoscimento o la conferma della qualifica ai fini dell'inserimento nel calendario comunale di cui all'articolo 8 bis.
4. L'inserimento nel calendario regionale o nel calendario comunale costituisce presupposto per lo svolgimento della stessa manifestazione.
5. Il procedimento di riconoscimento o conferma della manifestazione fieristica internazionale, nazionale, regionale o locale è finalizzato ad accertare, in relazione a ciascuna tipologia e qualifica che:
a) il soggetto richiedente è legittimato ad organizzare la manifestazione e possiede capacità tecniche, organizzative ed economiche adeguate, anche in relazione ai risultati conseguiti in occasione di eventuali precedenti iniziative;
b) la sede espositiva è idonea allo svolgimento della manifestazione per gli aspetti relativi alla sicurezza ed agibilità degli impianti, delle strutture e delle infrastrutture, nonché dei servizi offerti;
c) le modalità di organizzazione sono atte a garantire, compatibilmente con gli spazi disponibili, condizioni paritetiche di accesso a tutti gli operatori interessati e qualificati per l'iniziativa;
d) le quote di partecipazione a carico dell'espositore rispondono a criteri di trasparenza ed economicità.
".
Art. 103
Sostituzione dell'
art. 8
1.
L'
articolo 8 della l.r. 6/1997
è sostituito dal seguente:
"
Art. 8 (Calendario regionale)
1. Il calendario regionale delle manifestazioni fieristiche internazionali, nazionali e regionali contiene l'indicazione delle manifestazioni e del luogo di effettuazione, la denominazione ufficiale, la tipologia e la qualifica territoriale, nonché i settori merceologici interessati, la data di inizio e di chiusura della manifestazione.
2. Il calendario è approvato dalla Regione entro il 15 dicembre di ogni anno e pubblicato nel Bollettino ufficiale della Regione e nel sito informatico della Regione.
3. Il calendario può essere integrato a seguito di nuove istanze pervenute e riconosciute.
".
Art. 104
Integrazione della
l.r. 6/1997
1.
Dopo l'
articolo 8 della l.r. 6/1997
è inserito il seguente:
"
Art. 8 bis (Calendario comunale)
1. Il calendario comunale delle manifestazioni fieristiche locali contiene l'indicazione delle manifestazioni e del luogo di effettuazione, la denominazione ufficiale, la tipologia e la qualifica territoriale, nonché i settori merceologici interessati, la data di inizio e di chiusura della manifestazione.
2. Non possono essere effettuate, nel territorio comunale, manifestazioni non inserite nel calendario comunale.
3. Il Comune, con apposito atto, disciplina l'iscrizione nel calendario comunale e i criteri per lo svolgimento della manifestazione fieristica.
4. Il Comune, entro il 31 gennaio, trasmette il calendario comunale alla Regione al fine della pubblicazione dello stesso nel Bollettino ufficiale della Regione e nel sito informatico della Regione.
5. Il calendario può essere integrato a seguito di nuove istanze pervenute e riconosciute.
".
[15]