Legge regionale 26 giugno 2009, n. 13

Dati identificativi
- Tipo atto: PDL
- Numero atto: 1553
- Proponente: G.R. DELIB. N. 667 DEL 13/05/2009
- Titolo: IL GOVERNO DEL TERRITORIO E LA PIANIFICAZIONE
- Pervenuto al Consiglio il: 18-05-2009
- Richiesta procedura d'urgenza: SI
- Codice esito conclusivo dell'iter dell'atto: APPROVATO
- Legislatura: VIII

Valutazione ex ante

Analisi tecnico normativa
- Materia del PDL: Il disegno di legge regionale di cui all'atto consiliare n. 1553 si occupa prevalentemente della materia Ã¢â‚¬Å“governo del territorioÃ¢â‚¬Â e dei relativi strumenti, sintetizzabili nel concetto di Ã¢â‚¬Å“pianificazione territorialeÃ¢â‚¬Â. Il DDL, inoltre, attua l'intesa sottoscritta in data 31 marzo 2009 in sede di conferenza unificata, in tema di misure in materia di edilizia, urbanistica ed opere pubbliche.
  Il DDL ÃƒÂ¨ strutturato in tre Parti:
  Parte I: norme per il governo del territorio.
  Parte II: diritti edificatori, perequazione, premialitÃƒÂ e compensazione.
  Parte III: modifiche ed abrogazioni relative alla legislazione regionale vigente.
  
  Parte I (Norme per il governo del territorio).
  Il Titolo I reca le seguenti disposizioni generali:
  Il governo del territorio.
  Il Ã¢â‚¬Å“governo del territorioÃ¢â‚¬Â ÃƒÂ¨ definito e contestualizzato agli articoli 2 e 3. Si tratta del complesso delle politiche pubbliche in materia di territorio volte ad indirizzare le scelte dei soggetti (pubblici e privati) verso uno sviluppo sostenibile. Include un complesso di attivitÃƒÂ ed interventi di tutela, valorizzazione ed uso del territorio secondo il metodo della copianificazione tra le istituzioni coinvolte.
  La Pianificazione.
  Gli articoli 4, 5 e 6 definiscono il concetto di Ã¢â‚¬Å“pianificazioneÃ¢â‚¬Â, ne individuano le finalitÃƒÂ , le dimensioni ed i soggetti competenti.
  La pianificazione rappresenta la modalitÃƒÂ generale di governo del territorio e si esprime in processi, atti e strumenti.
  Tra le finalitÃƒÂ della pianificazione emergono la qualitÃƒÂ ambientale e paesaggistica, lo sviluppo sostenibile, la qualificazione degli insediamenti, la tutela dei sistemi rurali e montani.
  Ã¢â‚¬Â¢ Dimensione e tipologia.
  La pianificazione ÃƒÂ¨ di dimensione a) strategica e programmatica e b) regolativa.
  La pianificazione ÃƒÂ¨ di tipo: a) territoriale-urbanistica, b) paesaggistica e c) di settore.
  Nel loro insieme le pianificazioni coinvolgono diversi soggetti e livelli istituzionali.
  Ã¢â‚¬Â¢ Strumenti.
  Gli strumenti della pianificazione sono:
  a) il Disegno Strategico Territoriale (D.S.T.), di livello regionale e di dimensione programmatica;
  b) il Piano Paesaggistico Regionale (P.P.R.), di livello regionale e di dimensione programmatica;
  c) il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P.), di area vasta e di dimensione programmatica e regolativa;
  d) il Piano regolatore Generale comunale (P.R.G.), di livello comunale ed articolato in documento programmatico, PRG parte strutturale e PRG parte operativa;
  e) i piani di settore degli enti locali aventi dimensione programmatica e regolativi, sono previsti da norme regionali.
  Ã¢â‚¬Â¢ Istituti.
  Gli articoli 7, 8 e 9 disciplinano gli Ã¢â‚¬Å“istituti della pianificazioneÃ¢â‚¬Â (individuabili nei Ã¢â‚¬Å“metodi della cooperazione e concertazioneÃ¢â‚¬Â) e la partecipazione dei cittadini ai processi di pianificazione.
  CiÃƒÂ² significa che Regione ed enti locali conformano la propria attivitÃƒÂ ai metodi della cooperazione e della concertazione con tutti i soggetti coinvolti nella cura degli interessi pubblici coinvolti.
  La concertazione si attua tramite:
  a) accordi istituzionali: fissano le volontÃƒÂ dei soggetti pubblici, i quali si impegnano ad intraprendere azioni amministrative coordinate;
  b) conferenze istituzionali: sono propedeutiche ad una migliore conoscenza dei contenuti degli strumenti di pianificazione, anche attraverso l'acquisizione delle indagini ed analisi sulla base delle quali sono stati predisposti gli strumenti di pianificazione;
  c) conferenze di sevizio.
  Nell'arco dei processi di pianificazione dovranno essere assicurate:
  a) concertazione con i soggetti economici e sociali;
  b) forme di consultazione della cittadinanza in forma singola o associata.
  Ã¢â‚¬Â¢ ModalitÃƒÂ di attuazione.
  Compete alla Giunta regionale definire le modalitÃƒÂ di attuazione della pianificazione e della programmazione, individuando i criteri di selezione degli interventi, i requisiti per accedere ai finanziamenti. Qualora sia necessario sottoscrivere accordi o intese con soggetti privati quest'ultimi saranno obbligati ad assumere impegni economici unilaterali.
  
  Il Titolo II si occupa della pianificazione regionale, articolata nel Ã¢â‚¬Å“Disegno strategico regionaleÃ¢â‚¬Â (DST) e nel Ã¢â‚¬Å“Piano paesaggistico regionaleÃ¢â‚¬Â (PPR).
  In relazione al DST vengono definiti i contenuti, le finalitÃƒÂ , le funzioni, i procedimenti di formazione, adozione e approvazione, l'efficacia e la durata (articoli 10, 11, 12, 13 e 14).
  La disciplina del PPR riguarda le finalitÃƒÂ , gli obiettivi, i contenuti, i procedimenti di formazione, adozione e approvazione, l'efficacia, le norme di salvaguardia del Piano e la sua durata (articoli 15, 16, 17, 18, 19 e 20).
  Il Titolo II include la previsione dell'istituzione di un Osservatorio regionale per la qualitÃƒÂ del paesaggio e disciplina il sistema di monitoraggio del territorio.
  Il Disegno strategico regionale.
  Il DST ÃƒÂ¨ lo strumento con il quale la Regione, in particolare:
  a) persegue i propri obiettivi territoriali in coerenza con le strategie nazionali e delle regioni contermini;
  b) fornisce il quadro di riferimento per la pianificazione sub-regionale.
  Il DST assolve le funzioni di programmazione urbanistico-territoriale indicate all'articolo 18 dello Statuto regionale. Si tratta di una previsione necessaria in considerazione del fatto che lo Statuto indica il PUT tra gli strumenti generali della programmazione regionale. Pertanto, la Parte III del DDL (dedicata alle modificazioni legislative) prevede espressamente che il DST assolve le funzioni del PUT di cui all'articolo 18 dello Statuto stesso.
  Il DST offre una visione delle potenzialitÃƒÂ territoriali della Regione sulla base dei riferimenti programmatici comunitari, nazionali e regionali. Tale visione si traduce in obiettivi e linee strategiche che richiedono il coordinamento tra risorse economiche e pianificazione territoriale.
  Il DST definisce anche indirizzi normativi e prescrizioni in coerenza con il PPR.
  Contribuiscono a comporre il DST elaborati documentali e valutativi del territorio, una relazione illustrativa ed un documento esplicativo delle modalitÃƒÂ attuative.
  Ã¢â‚¬Â¢ Procedimento di approvazione.
  Il DST ÃƒÂ¨ preadottato dalla Giunta regionale, partecipato dagli enti locali e sottoposto al tavolo di concertazione economico-sociale.
  Previa espressione del parere del Consiglio delle autonomie locali (CAL), la Giunta regionale adotta il DST che viene poi pubblicato. Entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione chiunque puÃƒÂ² presentare osservazioni che la Giunta valuta prima di trasmettere il DST al Consiglio regionale. Quest'ultimo decide in merito alle osservazioni pervenute e approva il DST che, una volta approvato, ÃƒÂ¨ pubblicato nel BUR e nel sito web della Regione.
  I contenuti del DST sono vincolanti per la pianificazione provinciale e comunale, nonchÃƒÂ© nei confronti dei soggetti indicati dallo stesso Disegno. il DST ÃƒÂ¨ aggiornato ogni cinque anni, salvo diverse decisioni della Giunta regionale sui tempi di revisione.
  Il Piano paesaggistico regionale.
  Il PPR ÃƒÂ¨ strumento unico di pianificazione paesaggistica del territorio e mira a conservare i caratteri peculiari del paesaggio, perseguendo obiettivi di qualitÃƒÂ . E' redatto in concorso con gli enti locali.
  Ã¢â‚¬Â¢ Obiettivi.
  a) l'identificazione del territorio regionale in base alla qualitÃƒÂ identitaria ed alle aree tutelate;
  b) l'indicazione dei rischi legati ai mutamenti territoriali;
  c) l'indicazione di strategie di riqualificazione dei paesaggi deteriorati.
  Ã¢â‚¬Â¢ Elementi necessari.
  a) l'articolazione del territorio regionale sulla base degli specifici paesaggi regionali;
  b) la perimetrazione dei paesaggi d'area vasta e l'indicazione di criteri per delimitare i paesaggi locali;
  c) l'indicazione delle reti ambientali e strutturali e gli indirizzi per la loro gestione dal punto di vista paesaggistico;
  d) misure di disciplina degli interventi di trasformazione territoriale.
  Costituisce elemento eventuale l'indicazione delle aree soggette a tutela per legge nelle quali il rilascio del titolo edilizio richiede la conformitÃƒÂ degli interventi al piano paesaggistico e di quelle gravemente compromesse o degradate nelle quali gli interventi di riqualificazione non necessitano dell'autorizzazione relativa ai beni soggetti a tutela.
  Ã¢â‚¬Â¢ Ulteriori elementi.
  a) la relazione illustrativa;
  b) un quadro conoscitivo, inclusivo della carta dei rischi e della vulnerabilitÃƒÂ del territorio;
  c) un quadro strategico contenente linee guida per temi prioritari;
  d) un quadro di assetto del paesaggio, regionale e di area vasta, indicante obiettivi di qualitÃƒÂ soprattutto in relazione ai beni paesaggistici, con norme d'uso prevalenti sui PRG;
  e) norme di attuazione.
  Ã¢â‚¬Â¢ Procedimento di approvazione.
  Il PPR ÃƒÂ¨ preadottato dalla Giunta regionale non prima di essere partecipato dalle Province. Successivamente ÃƒÂ¨ sottoposto al tavolo di concertazione economico-sociale.
  Previa espressione del parere del CAL, la Giunta adotta il PPR che ÃƒÂ¨ successivamente pubblicato. Entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione chiunque puÃƒÂ² presentare osservazioni che la Giunta valuta prima di trasmettere il Piano al Consiglio regionale. Quest'ultimo decide in merito alle osservazioni pervenute e approva il PPR che ÃƒÂ¨ poi pubblicato nel BUR e nel sito web della Regione.
  Ã¢â‚¬Â¢ Valore delle previsioni del PPR.
  a) non sono derogabili da piani, programmi e progetti di sviluppo economico;
  b) sono cogenti per gli strumenti urbanistici degli enti locali;
  c) prevalgono immediatamente sulle disposizioni difformi degli strumenti urbanistici e dei regolamenti edilizi;
  d) definiscono norme di salvaguardia in attesa di adeguamento degli strumenti urbanistici e dei regolamenti edilizi;
  e) prevalgono sugli atti di pianificazione previsti da norme di settore;
  f) impediscono interventi sui beni paesaggistici.
  Il PPR dura, di norma, cinque anni ed ÃƒÂ¨ aggiornato entro tre anni dalla sua pubblicazione.
  Province, ComunitÃƒÂ montane e soggetti gestori delle aree naturali protette conformano piani e programmi al PPR entro un anno; i comuni entro due anni. Il mancato adeguamento nei termini prescritti impedisce l'adozione di atti conseguenti agli strumenti urbanistici ad eccezione di quelli funzionali all'adeguamento al PPR.
  I paesaggi di area vasta sono definiti dalle province con il PTCP.
  Gli enti locali possono chiedere di essere coadiuvati dalla Regione nell'adeguamento dei propri strumenti al PTCP.
  Organismi istituiti dal DDL.
  a) l'Osservatorio regionale per la qualitÃƒÂ del paesaggio. E' previsto che l'organo sia in collegamento con l'Osservatorio nazionale, le amministrazioni statali e locali. Formula proposte ed elabora un rapporto annuale sullo stato delle politiche del paesaggio. La disciplina della composizione e del funzionamento sono demandati alla Giunta regionale;
  b) il Sistema Informativo Regionale Ambientale e Territoriale (SIAT). Si tratta di un elemento di conoscenza utile ai fini della definizione degli atti di governo del territorio e alla verifica dei loro effetti. Regione, enti locali ed ARPA Umbria partecipano alla formazione del SIAT, le cui funzioni sono assegnate alla competente direzione della Giunta regionale.
  Tra le funzioni del SIAT assumono rilievo: 1) la rete informativa delle autonomie locali per il territorio; 2) la partecipazione alla realizzazione della Infrastruttura dei dati territoriali nazionali ed europei; 3) la realizzazione dell'archivio unico regionale dei dati geografici, ambientali e territoriali; 4) la pubblicazione delle cartografie relative al DST ed al PPR; 5)la realizzazione di un unico sistema geodetico e delle basi cartografiche e aerofotografiche.
  Il Titolo III (articoli da 25 a 30 del DDL) riguarda la pianificazione provinciale e prevede l'approvazione obbligatoria da parte delle province del Ã¢â‚¬Å“Piano territoriale di coordinamento provincialeÃ¢â‚¬Â (PTCP). Il Piano deve essere coerente con il DST ed il PPR ed ÃƒÂ¨ funzionale alla programmazione territoriale di livello provinciale ed alla pianificazione urbanistica dei comuni. Consta infatti di indirizzi, direttive e norme prescrittive in conformitÃƒÂ al DST ed al PPR.
  Ã¢â‚¬Â¢ Funzioni del PTCP.
  Il PTCP funge da strumento di raccordo dei piani settoriali provinciali. Lo stesso accade nei confronti delle pianificazioni comunali qualora vi sia continuitÃƒÂ morfologica o funzionale causante effetti sovra comunali o qualora sia necessario procedere a perequazione territoriale tra comuni per effetto di trasformazione di rilievo intercomunale.
  Ã¢â‚¬Â¢ Elementi del PTCP.
  a) la relazione illustrativa, che comprende il Ã¢â‚¬Å“Repertorio delle conoscenzeÃ¢â‚¬Â delle componenti naturalistiche ed antropiche e la Ã¢â‚¬Å“Visione strategicaÃ¢â‚¬Â del territorio provinciale che indica le azioni che il PTCP intende promuovere;
  b) la Carta dei regimi normativi del territorio provinciale, che indica i paesaggi regionali e provinciali, la rete ecologica (inclusa quella in fase di elaborazione progettuale), la localizzazione delle infrastrutture, l'articolazione di dettaglio dei progetti di interesse regionale contemplati dal DST e dal PPR;
  c) le norme tecniche di attuazione articolate in: indirizzi, direttive, norme prescrittive. Le norme tecniche comprendono 1) il repertorio di area vasta e quello dei progetti strategici; 2) le linee di intervento in materia di difesa del suolo e delle acque; 3) criteri di riqualificazione e ridimensionamento degli insediamenti a fini di contenimento del consumo del suolo; 4) i criteri per insediamenti a rischio di incidente e per gli allevamenti zootecnici.
  Ã¢â‚¬Â¢ Procedimento di approvazione.
  Contestualmente all'avvio del procedimento di formazione del PTCP le province definiscono le modalitÃƒÂ di partecipazione dei soggetti da coinvolgere ed approvano il documento programmatico (contenente gli indirizzi per la predisposizione del PTCP), al quale ÃƒÂ¨ data adeguata pubblicitÃƒÂ indicante i termini entro i quali ÃƒÂ¨ possibile presentare osservazioni.
  Le province procedono poi alla convocazione di una conferenza istituzionale di copianificazione (alla quale partecipano la Regione, le province contermini, i comuni e le amministrazioni statali interessate). La conferenza esprime valutazioni e proposte che trasmette alla Regione.
  Il PTCP ÃƒÂ¨ adottato dalla provincia entro 180 giorni dalla conclusione della conferenza ed ÃƒÂ¨ poi depositato per 60 giorni presso le sedi istituzionali dell'ente; durante tale periodo chiunque puÃƒÂ² presentare contributi ed osservazioni.
  Il PTCP ÃƒÂ¨ trasmesso alla Regione la quale convoca una Conferenza istituzionale (che vede la partecipazione delle Province) finalizzata alla valutazione, da effettuare nell'arco di 30 giorni, della conformitÃƒÂ del PTCP con le previsioni del DST e del PPR.
  La Giunta regionale esprime alle province le proprie valutazioni entro 30 giorni dal termine dei lavori della Conferenza. Le province hanno quindi 45 giorni per approvare il PTCP in conformitÃƒÂ alle prescrizioni eventualmente dettate dalla Giunta regionale.
  Il PTCP dura di norma cinque anni ed ÃƒÂ¨ verificato non oltre sei mesi dall'insediamento del nuovo consiglio provinciale al fine di revisionarne la coerenza programmatica. E' suscettibile di essere sottoposto a varianti e ad adeguamenti al PPR, al DST, a piani di settore immediatamente applicabili e ad accordi per l'approvazione del PTCP.
  I comuni adeguano i propri strumenti urbanistici al PTCP entro dodici mesi dalla sua approvazione. Medio tempore i comuni sono impediti dal rilasciare titoli abilitativi in contrasto con le prescrizioni immediatamente efficaci del PTCP, salvo parere di compatibilitÃƒÂ espresso dalla provincia di riferimento.
  La Parte II del DDL si occupa di diritti edificatori, perequazione, premialitÃƒÂ e compensazione in materia di governo del territorio ed ÃƒÂ¨ strutturato in cinque Titoli.
  Il DDL prevede:
  - le modalitÃƒÂ applicative della perequazione negli ambiti di trasformazione previsti dai PRG;
  - le norme applicative in materia di compensazione e premialitÃƒÂ concernenti la quantificazione e la gestione delle relative quantitÃƒÂ edificatorie;
  - gli interventi finalizzati alla riqualificazione architettonica, strutturale ed ambientale degli edifici anche in applicazione dell'accordo Stato/Regioni del 31/3/2009 con validitÃƒÂ non superiore a 18 mesi dell'entrata in vigore della legge;
  - norme integrative della l.r. 12/2008 in materia di premialitÃƒÂ per gli interventi nei centri storici e della l.r. 17/2008 in materia di premialitÃƒÂ per interventi di sostenibilitÃƒÂ ambientale degli edifici.
  Il Titolo I (FinalitÃƒÂ ed ambito di applicazione)
  La perequazione, le premialitÃƒÂ e le compensazioni in Umbria sono stati disciplinati a livello generale con la legge regionale n. 11/2005, che ha delineato un quadro giuridico relativo all'utilizzo delle quantitÃƒÂ edificatorie attraverso l'introduzione degli istituti del programma urbanistico (articolo 28), delle perequazioni urbanistiche (articolo 29) e delle compensazioni (articolo 30).
  La perequazione ÃƒÂ© una modalitÃƒÂ di attuazione della pianificazione urbanistica che attribuisce quantitÃƒÂ edificatorie tra i proprietari degli immobili interessati dagli interventi di trasformazione urbanistica.
  I piani attuativi e i programmi urbanistici attuano la perequazione, disciplinando gli interventi di trasformazione da realizzare sulla base di progetti unitari ed assicurano l'equitÃƒÂ attraverso una ripartizione equilibrata dei diritti e degli oneri.
  La compensazione e la premialitÃƒÂ sono tecniche di promozione e sostegno delle trasformazioni previste dalla pianificazione urbanistica.
  Al comma 2 dell'articolo 31 sono indicate le finalitÃƒÂ degli istituti della perequazione, compensazione e premialitÃƒÂ . Esse riguardano la realizzazione di edilizia residenziale sociale, la qualificazione e rivitalizzazione dei centri storici, il rinnovo urbanistico ed edilizio e la riduzione della vulnerabilitÃƒÂ edilizia ed urbana, il miglioramento della qualitÃƒÂ ambientale e territoriale e degli insediamenti, l'eliminazione dei detrattori ambientali e paesaggistici, la facilitazione dell'acquisizione di immobili per la realizzazione di infrastrutture e dotazioni territoriali e funzionati della cittÃƒÂ pubblica, il miglioramento delle caratteristiche tecniche degli edifici ai fini della sostenibilitÃƒÂ ambientale.
  L'articolo 32 reca le definizioni, tra le quali si evidenziano in particolare:
  - ambito di trasformazione: porzione di cittÃƒÂ o di terreni anche non contigui, individuati
  dal PRG parte operativa, di cui alla l.r. n. 11/2005 contenenti uno o piÃƒÂ¹ comparti urbanistici
  funzionali, le cui trasformazioni sono sottoposte a modalitÃƒÂ attuative indirette;
  - comparto urbanistico funzionale: articolazione urbanistico-funzionale minima del progetto di assetto unitario di un ambito di trasformazione, da attuare mediante piano attuativo o programma urbanistico ai sensi della l.r. n. 11/2005;
  - cittÃƒÂ pubblica: insieme di spazi di uso pubblico o collettivo funzionalizzati, attrezzati,
  edificati o liberi, esistenti e previsti dal piano urbanistico per assicurare la sostenibilitÃƒÂ
  ambientale, l'efficienza e la qualitÃƒÂ dell'insediamento;
  - riserva di quantitÃƒÂ edificatorie: quantitÃƒÂ di edificazione relativa a superfici fondiarie non monetizzabili, da cedere al comune all'interno di un ambito di trasformazione o di un comparto per la realizzazione di edilizia sociale ai sensi della legge 244/2007 (finanziaria per l'anno 2008), nonchÃƒÂ© per localizzare le quantitÃƒÂ edificatorie originate da compensazioni e premialitÃƒÂ ;
  - edificabilitÃƒÂ massima sostenibile: quantitÃƒÂ di edificazione massima ai fini della sostenibilitÃƒÂ ecologica, urbanistica e paesaggistica definita dal PRG, parte operativa, per i diversi ambiti di trasformazione.
  - premialitÃƒÂ : riconoscimento di quantitÃƒÂ edificatorie aggiuntive rispetto a quelle attribuite dagli strumenti urbanistici ai comparti urbanistici funzionali, quale incentivazione per il perseguimento delle finalitÃƒÂ di cui all'art. 31, comma 2, sopra evidenziate.
  Il Titolo II (Perequazione, compensazione e premialitÃƒÂ nella pianificazione urbanistica) contiene la disciplina delle modalitÃƒÂ per l'applicazione della perequazione, della compensazione e della premialitÃƒÂ per i nuovi piani regolatori approvati dopo la l.r. n. 11/2005.
  In particolare, il comma 2 dell'articolo 33 attribuisce al PRG parte operativa di cui alla l.r. n.11/2005 i seguenti compiti:
  - individuazione degli ambiti di trasformazione definendone il relativo indice di utilizzazione territoriale massimo sostenibile e di conseguenza le quantitÃƒÂ edificatorie possibili. Almeno il 30% di dette quantitÃƒÂ edificatorie costituiscono la "riserva pubblica di quantitÃƒÂ edificatorie" da cedere al comune;
  - previsione, in determinati ambiti di trasformazione e comparti, del ricorso a contributi straordinari, quali oneri aggiuntivi richiesti ai soggetti attuatori dell'ambito di trasformazione;
  - individuazione degli interventi di riqualificazione, rinnovo urbanistico ed edilizio e miglioramento della qualitÃƒÂ ambientale e territoriale degli insediamenti, soggetti a compensazione o premialitÃƒÂ , evidenziando la possibilitÃƒÂ di utilizzare le quantitÃƒÂ edificatorie riconosciute sui medesimi immobili o comunque a distanza, ma sempre negli ambiti di trasformazione o nei comparti definiti dal PRG.
  La normativa prevede un rinvio dell'applicazione delle disposizioni sugli ambiti di trasformazione nei PRG di cui alla l.r. n. 11/2005, ai fini della perequazione urbanistica, successivamente all'emanazione da parte della Giunta regionale di apposito atto di indirizzo che puntualizzi le finalitÃƒÂ di cui all'articolo 31, comma 2, nonchÃƒÂ© le modalitÃƒÂ per l'individuazione degli stessi ambiti da parte dei Comuni.
  Gli articoli 34 e 35 disciplinano il comparto urbanistico funzionale, il piano attuativo e la convenzione urbanistica, quali strumenti per l'utilizzo delle quantitÃƒÂ edificatorie all'interno degli ambiti di trasformazione del PRG.
  Il comparto urbanistico funzionale ÃƒÂ© una porzione dell'ambito di trasformazione giÃƒÂ individuato dal PRG ed ÃƒÂ¨ delimitato dal comune a seguito di procedimenti trasparenti che coinvolgono a) la verifica dell'adesione dei proprietari delle aree interessate alla trasformazione; b) la previsione eventuale di stralci delle aree dei proprietari non aderenti.
  Esso ÃƒÂ¨ attuato a mezzo di piano attuativo che puÃƒÂ² essere proposto anche dai proprietari che rappresentino almeno il 51% del valore catastale delle aree medesime e delle quantitÃƒÂ edificatorie esercitabili nel comparto.
  La convenzione urbanistica regola l'utilizzo delle quantitÃƒÂ edificatorie definite nel piano attuativo o programma urbanistico, stabilendo le aree da cedere al comune sia per infrastrutture e dotazioni territoriali, che per le superfici fondiarie relative alla riserva dei diritti edificatori che il comune puÃƒÂ² attribuire a terzi per compensazioni e premialitÃƒÂ .
  L'articolo 36 disciplina invece l'applicazione delle quantitÃƒÂ edificatorie generate da premialitÃƒÂ o compensazione nei comuni aventi piani regolatori approvati in base alla l.r. n. 31/1997, stabilendo che esse possono essere utilizzate solamente nelle zone edificabili B, C, D ed F de D.M. 144/1968 (restano escluse quindi le zone dei centri storici e quelle agricole), fatti salvi i limiti e le modalitÃƒÂ previsti dall'articolo 10 della l.r. n. 12/2008 in materia di premialitÃƒÂ per gli interventi di riqualificazione dei centri storici. Per tale applicazione la Giunta regionale deve emanare un apposito atto di indirizzo in tema di modalitÃƒÂ di individuazione da parte dei Comuni degli ambiti ove possono essere previsti incrementi della potenzialitÃƒÂ edificatoria ai fini premiali e compensativi, analogamente a quanto previsto all'articolo 10, comma 2, lettera b) della l.r. n. 12/2008.
  Il Titolo III (QuantitÃƒÂ edificatorie originate da perequazione, premialitÃƒÂ o compensazione - articoli 37, 38, 39, 40, 41 e 42) disciplina le modalitÃƒÂ di utilizzazione delle quantitÃƒÂ edificatorie originate da premialitÃƒÂ o compensazione.
  Le quantitÃƒÂ edificatorie generate da compensazione o premialitÃƒÂ , utilizzabili negli ambiti di trasformazione ovvero nelle zone B, C, D ed F di cui al D.M. 1444/1968, nel rispetto del PRG
  e delle disposizioni legislative, sono trasferibili tra privati e possono essere cedute a soggetti pubblici. La loro utilizzazione avviene con il rilascio del titolo abilitativo. Sono inoltre stabilite le possibilitÃƒÂ di trasferimento delle quantitÃƒÂ edificatorie generate da perequazione, premialitÃƒÂ e compensazione.
  Le quantitÃƒÂ edificatorie di cui sopra vengono iscritte nell'apposito registro curato dal comune, indicando gli immobili da cui sono generate e quelli oggetto di utilizzazione (disciplinato all'articolo 44).
  Gli articoli 41 e 42 stabiliscono le modalitÃƒÂ di cessione delle quantitÃƒÂ edificatorie tra le pubbliche amministrazioni ed i privati con il ricorso a procedure di evidenza pubblica, nonchÃƒÂ© i casi in cui nuove previsioni urbanistiche sopravvenute possano modificare totalmente o parzialmente le quantitÃƒÂ edificatorie definite.
  Il Titolo IV (Trasferimento e valore delle quantitÃƒÂ edificatorie da premialitÃƒÂ e compensazione). Gli articoli 43 e 44 prevedono la possibilitÃƒÂ di negoziazione e trasferimento delle quantitÃƒÂ edificatorie originate da premialitÃƒÂ e compensazione, nei limiti del PRG, con l'obbligo per i soggetti interessati di trasmettere al Comune i relativi atti di compravendita e per il Comune stesso di tenere un apposito Registro.
  L'articolo 45 quantifica il valore delle quantitÃƒÂ edificatorie che il comune assegna quale misura
  compensativa dell'indennitÃƒÂ di espropriazione precisando che in caso di accettazione
  volontaria dell'indennitÃƒÂ ÃƒÂ© riconosciuto un aumento del 30%, come premialitÃƒÂ , rispetto al valore complessivo dell'indennitÃƒÂ di esproprio.
  L'articolo 46 disciplina il valore delle quantitÃƒÂ edificatorie che il comune assegna quale misura compensativa a seguito delle rimozione di detrattori ambientali e manufatti fonti di degrado, previsti nell'ambito del PRG, precisando che in tale caso ÃƒÂ© riconosciuto il valore delle quantitÃƒÂ edificatorie medesime commisurato al costo dell'intervento di demolizione, con un incremento del 30%.
  Gli articoli 47 e 48 stabiliscono le premialitÃƒÂ possibili in applicazione delle leggi regionali n. 12/08 sui centri storici e n. 17/2008 sulla sostenibilitÃƒÂ ambientale. In particolare l'articolo 47 prevede i coefficienti implementativi da applicare alla sue premiale conseguente agli interventi nel centri storici,
  derivanti dal calcolo di cui agli articoli 8 e 9 della l.r. n. 12/2008. La quantitÃƒÂ di superficie premiale da assegnare al soggetto che realizza l'intervento di recupero, derivante dal calcolo di cui agli articoli, 8 e 9 ÃƒÂ¨ moltiplicata per la somma dei coefficienti corrispondenti ai parametri relativi a:
  - dimensione del centro storico;
  - destinazione d'uso dell'edificio recuperato;
  - parcheggi pertinenziali;
  - classe dell'edificio recuperato;
  - dimensione dell'intervento di recupero;
  - valore delle superfici residenziali nel centro storico secondo l'osservatorio del mercato immobiliare dell'Agenzia del Territorio.
  L'articolo 47 determina invece la premialitÃƒÂ a seguito della certificazione della sostenibilitÃƒÂ ambientale degli edifici di cui alla l.r. n. 17/2008, rinviando ai comuni la possibilitÃƒÂ di prevedere quantitÃƒÂ edificatorie premiali sul lotto interessato dalla costruzione, con incremento fino al 20% dell'indice per edifici con certificazione in classe A e fino al 10% per quelli con certificazione in classe B, disciplinando anche le modalitÃƒÂ procedimentali e sanzionatorie.
  Il Titolo V (Interventi straordinari per il rilancio dell'economia e finalizzati alla riqualificazione architettonica, strutturale ed ambientale degli edifici esistenti) disciplina gli interventi sugli edifici esistenti anche in applicazione dell'intesa raggiunta tra Governo, Regione ed enti locali al 31/3/2009.
  Gli ampliamenti degli edifici debbono essere finalizzati e coerenti con quanto previsto al comma 1 dell'articolo 49 e non si applicano nel caso di edifici abusivi ovvero qualora gli edifici ricadano:
  - nei centri storici e nelle aree soggette a vincoli di in edificabilitÃƒÂ assoluta in base a normative statali, regionali o previste dallo strumento urbanistico generale comunale;
  - nelle zone agricole e boscate;
  - nelle zone a rischio di frana e idraulico o comunque riferibili a normative di inedificabilitÃƒÂ per analoghe situazioni di rischio;
  - negli ambiti sottoposti a consolidamento abitati;
  - negli ambiti "A" e "B" secondo la disciplina nazionale e regionale in materia di parchi;
  - nella classificazione di beni culturali ai sensi della Parte seconda del D. Lgs. n. 42/2004 ovvero come edilizia speciale, monumentale o atipica, ordinaria tradizionale prevalentemente integra o prevalentemente alterata, nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi del D. Lgs. n. 42/2004 nonchÃƒÂ© negli ambiti di cui all'articolo 4, comma 2, della l.r. n. 1/2004;
  - in zone omogenee o ambiti ove lo strumento urbanistico preclude la possibilitÃƒÂ di realizzare ampliamenti o ristrutturazioni che riguardano la completa demolizione e ricostruzione dell'edificio.
  Gli interventi di ampliamento possono essere limitati o esclusi dai comuni in determinati ambiti del territorio.
  Gli ampliamenti degli edifici sono disciplinati nel modo seguente:
  a) gli edifici esistenti a destinazione residenziale uni-bifamiliari o comunque, indipendentemente dal numero delle unitÃƒÂ immobiliari, aventi superficie non superiore a 350 mq. possono essere ampliati entro il limite massimo del 20% della superficie esistente di ciascuna unitÃƒÂ immobiliare entro il limite massimo di 70 mq. per edificio. Qualora siano realizzati in aderenza ma in forma strutturalmente indipendente dall'edificio esistente, sono condizionati alla valutazione della sicurezza dello stesso edificio ai sensi del punto 8.5 del Decreto del Ministero delle Infrastrutture 14 gennaio 2008 ed alla contestuale esecuzione di interventi di miglioramento sismico finalizzati ad accrescere la capacitÃƒÂ di resistenza delle strutture;
  b) in caso di demolizione e ricostruzione di edifici a destinazione residenziale ÃƒÂ¨ consentito un incremento della superficie entro il limite massimo del 25% di quella esistente, purchÃƒÂ© l'edificio ricostruito consegua la certificazione di sostenibilitÃƒÂ ambientale, almeno in classe "B", di cui al disciplinare tecnico approvato in attuazione della l.r. n. 17/2008 e nel caso di interventi su immobili costituiti da almeno 8 alloggi con superficie superiore a 800 mq. l'incremento della superficie ÃƒÂ¨ destinato per almeno il 50% alla realizzazione di alloggi, di dimensione non inferiore a 60 mq., da locare a canone concordato ai sensi della legge n. 431/2001 per almeno 8 anni.
  Gli edifici residenziali oggetto di ampliamento possono comprendere anche destinazioni d'uso diverse da quella residenziale in misura non superiore al 25% della superficie esistente ed in tal caso la percentuale di ampliamento ÃƒÂ¨ computata esclusivamente rispetto alla superficie con destinazione residenziale. Tale incremento puÃƒÂ² essere elevato al 35% qualora gli interventi di demolizione e ricostruzione riguardino almeno tre edifici ricompresi in un piano attuativo o in un programma urbanistico;
  c) gli edifici a destinazione produttiva artigianale e industriale ricadenti nelle zone di tipo "D" possono essere ampliati entro il limite massimo del 20% della superficie, purchÃƒÂ© siano oggetto di un piano attuativo da sottoporre a parere della provincia che interessi una superficie fondiaria di almeno 20.000 mq. e che preveda la riqualificazione architettonica e ambientale di tutti gli edifici in essa ricompresi, delle aree e delle relative dotazioni territoriali e funzionali, mediante un progetto unitario da attuare contemporaneamente all'ampliamento degli edifici.
  Gli articoli 53 e 54 prevedono le condizioni tecnico-costruttive a cui debbono attenersi gli interventi di ampliamento consentiti nonchÃƒÂ© le disposizioni applicative degli interventi, tra le quali si evidenzia:
  - il divieto di superare l'altezza massima consentita dallo strumento urbanistico per gli edifici;
  - il mantenimento degli allineamenti lungo i fronti stradali ed il rispetto delle disposizioni in materia di fasce di rispetto stradale, ferroviarie e di distanze minime dai confini e dalla costruzioni;
  - il rispetto delle normative antisismiche;
  - l'impossibilitÃƒÂ di modificare, per almeno 5 anni, la destinazione d'uso degli edifici oggetto di intervento;
  - il termine massimo di 18 mesi per l'applicazione delle disposizioni previste dalla legge;
  - le agevolazione dei procedimenti edilizi per consentire l'applicazione delle normative nei termini fissati.
  - l'applicazione delle sanzioni in caso di violazione delle normative come previsto dalla l.r. n. 21/2004;
  - sono sottratte dagli ampliamenti le superfici realizzate abusivamente per le quali alla data del 31 marzo 2009 sia intervenuta la sanatoria edilizia straordinaria;
  - gli incrementi della sue non si cumulano con quelli eventualmente consentiti dagli strumenti.
- PotestÃƒÂ legislativa regionale: Concorrente - presenza di legge quadro
  Le materie dell'edilizia e dell'urbanistica rientrano nel governo del territorio, e sono quindi oggetto di legislazione concorrente, per la quale le regioni devono osservare i principi fondamentali ricavabili dalla legislazione statale.
  La materia dell'edilizia residenziale pubblica si estende su tre livelli normativi: a) la determinazione dell'offerta minima di alloggi destinati a soddisfare le esigenze dei ceti meno abbienti, rientrante nella competenza esclusiva dello Stato. In tela determinazione rientra la fissazione di principi che valgano a garantire l'uniformitÃƒÂ dei criteri di assegnazione su tutto il territorio nazionale, secondo quanto prescritto dalla sentenza n. 486 del 1995; b) la programmazione degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica, che ricade nella materia governo del territorio; c) la gestione del patrimonio immobiliare di edilizia residenziale pubblica di proprietÃƒÂ degli Istituti autonomi per le case popolari o degli altri enti che a questi sono stati sostituiti ad opera della legislazione regionale.
  Rif: Sentenze della Corte costituzionale n. 303/2003; n. 362/2003; n. 343/2005; n. 94/2007; n. 367/2007; n. 402/2007; n. 180/2008.
- Verifica della legittimitÃƒÂ costituzionale: Rapporto del DDL con il codice dei beni culturali e paesaggistici:
  L'articolo 14, comma 1, del DDL dispone che i contenuti del DST sono vincolanti per la pianificazione provinciale e comunale e, nei casi individuati dallo stesso DST, nei confronti di ogni soggetto pubblico e privato.
  A tal proposito si rileva che la disciplina statale di principio (rappresentata dal Codice dei beni culturali e del paesaggio) individua nel piano paesaggistico (quindi nel PPR) lo strumento: a) inderogabile da parte di piani, programmi, progetti nazionali o regionali di sviluppo economico e b) cogente nei confronti degli strumenti urbanistici dei comuni e delle province (come correttamente previsto all'articolo 19 del DDL). Quanto all'articolo 14, comma 1 del DDL si evidenza il rischio di illegittimitÃƒÂ relativamente alla prevalenza del DST nei confronti di ogni soggetto pubblico e privato; si tratta, quantomeno, di una previsione poco chiara della quale si suggerisce l'eliminazione (art. 14, co. 1 del DDL).
  Inoltre, non risulta ben esplicitato il rapporto intercorrente tra il DST ed il PPR, soprattutto in relazione alla prevalenza di uno strumento sull'altro; alla luce del principio espresso all'articolo 145, comma 3 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, nel caso in cui il DST riguardi piani di sviluppo anche di tipo economico dichiarati espressamente vincolanti Ã¢â‚¬Å“nei confronti di ogni soggetto pubblico e privatoÃ¢â‚¬Â lo stesso si troverebbe in contrasto con il principio affermato da parte del Codice. Quest'ultimo attua l'articolo 9 della Costituzione e si deve reputare, in alcune sue norme, un limite alla potestÃƒÂ regionale in quanto norma fondamentale di riforma economico-sociale finalizzata a garantire standard uniformi di tutela su tutto il territorio nazionale (quindi anche nei confronti delle Regioni a Statuto speciale). In ogni caso per le Regioni a Statuto ordinario il Codice dei beni culturali e del paesaggio costituisce disciplina di principio ai sensi dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione (Sentenza della Corte costituzionale n. 164/2009).
  L'articolo 9 della Costituzione ha sancito il principio fondamentale della Ã¢â‚¬Å“tutela del paesaggioÃ¢â‚¬Â senza altra specificazione. E' lo stesso aspetto del territorio, per i contenuti ambientali e culturali che contiene, che ÃƒÂ¨ di per sÃƒÂ© un valore costituzionale, primario ed assoluto.
  La tutela ambientale e paesaggistica rientra nella competenza esclusiva dello Stato e costituisce un limite alla tutela degli altri interessi pubblici assegnati alla competenza concorrente delle Regioni in materia di governo del territorio e di valorizzazione dei beni culturali e ambientali.
  Si tratta di due tipi di tutela che la Corte costituzionale ha chiarito devono necessariamente restare distinti. La legislazione statale ha fatto ricorso, ai sensi dell'art. 118 della Costituzione, a forme di coordinamento e di intesa e le Regioni hanno il compito di redigere i piani paesaggistici, ovvero i piani territoriali aventi valenza di tutela ambientale, con l'osservanza delle norme di tutela paesaggistica poste dallo Stato.
  Le competenze regionali non concernono le specifiche modalitÃƒÂ della tutela dei beni paesaggistici (rimessa alla competenza esclusiva dello Stato), ma la concreta individuazione e la collocazione di questi ultimi nei piani territoriali o paesaggistici (sentenza della Corte costituzionale n. 367/2007).
  Come chiarito anche dalla sentenza della Corte costituzionale n. 180/2008, il Codice dei beni culturali e del paesaggio afferma il principio della Ã¢â‚¬Å“cogente prevalenza dei piani paesistici sulla pianificazione delle aree naturali protetteÃ¢â‚¬Â, che si desume dall'articolo 145, comma 3.
  In base all'articolo 135 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, la conoscenza, tutela e valorizzazione del paesaggio ÃƒÂ¨ assicurata tramite la pianificazione paesaggistica e a tale fine le regioni, anche in collaborazione con lo Stato, nelle forme previste dall'articolo 143, sottopongono a specifica normativa d'uso il territorio, approvando piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio regionale.
  Il piano paesaggistico di cui all'articolo 143 del medesimo decreto legislativo puÃƒÂ² anche essere frutto di intesa tra Stato e Regione; in tal caso si ottiene una semplificazione dei procedimenti autorizzatori.
  L'articolo 145, rubricato Ã¢â‚¬Å“Coordinamento della pianificazione paesaggistica con altri strumenti di pianificazioneÃ¢â‚¬Â, affida (comma 1) al Ministero per i beni e le attivitÃƒÂ culturali, anzitutto, l'individuazione delle Ã¢â‚¬Å“linee fondamentali dell'assetto del territorio nazionale per quanto riguarda la tutela del paesaggio, con finalitÃƒÂ di indirizzo della pianificazioneÃ¢â‚¬Â, stabilendo, altresÃƒÂ¬, che Ã¢â‚¬Å“i piani paesaggistici prevedono misure di coordinamento con gli strumenti di pianificazione territoriale e di settore, nonchÃƒÂ© con i piani, programmi e progetti nazionali e regionali di sviluppo economicoÃ¢â‚¬Â (comma 2).
  Sul piano del riparto di competenze tra Stato e Regione in materia di paesaggio, la separatezza tra pianificazione territoriale ed urbanistica, da un lato, e tutela paesaggistica dall'altro, deve essere ricondotta ad unitÃƒÂ nell'ottica dell'impronta unitaria della pianificazione paesaggistica (sentenza n. 182 del 2006). E' in tale prospettiva che si colloca il principio della Ã¢â‚¬Å“gerarchiaÃ¢â‚¬Â degli strumenti di pianificazione dei diversi livelli territoriali, espresso dall'articolo 145 del d.lgs. n. 42 del 2004.
  Procedimento di formazione del PPR:
  l'articolo 18, comma 1 del DDL disciplina il procedimento di formazione del PPR indicando genericamente il rispetto degli Ã¢â‚¬Å“articoli 135 e 143 del D. Lgs. 42/2004Ã¢â‚¬Â. Sebbene il richiamo ai vincoli posti dalla disciplina di principio dovrebbe essere sufficiente a scongiurare rischi di illegittimitÃƒÂ costituzionale della norma in esame si suggerisce di esplicitare quantomeno il passaggio normativo di cui all'articolo 135 del D. Lgs. n. 42/2004 che prevede quanto segue: Ã¢â‚¬Å“L'elaborazione dei piani paesaggistici avviene congiuntamente tra Ministero e regioni, limitatamente ai beni paesaggistici di cui all'articolo 143, comma 1, lettere b), c) e d), nelle forme previste dal medesimo articolo 143.Ã¢â‚¬Â.
  Tale precisazione consente anche:
  - di uniformare l'impianto complessivo del DDL in considerazione del fatto che in altri passaggi della stessa proposta viene specificato il limite o vincolo imposto dal D.Lgs. 42/2004.
  - di chiarire che l'approvazione del PPR dal parte del Consiglio regionale incontra il vincolo di cui all'articolo 135, comma 1 del D.Lgs. 42/2004.
  Per quanto concerne l'elaborazione del PPR in relazione a beni paesaggistici diversi da quelli di cui all'articolo 143, comma 1, lettere b), c) e d) si segnala l'opportunitÃƒÂ di esplicitare il rispetto delle forme previste dall'articolo 143 del Codice, consistenti nelle intese tra Stato e regioni (articolo 18, commi 1 e 5 del DDL).
  CompatibilitÃƒÂ statutaria della sostituzione del PUT ad opera del DST:
  Il DDL stabilisce che il DST assolve le funzioni di programmazione urbanistico-territoriale indicate all'articolo 18 dello Statuto regionale (ai sensi del quale il PUT rappresenta strumento generale della programmazione regionale). Il DST assurge quindi ad atto della programmazione territoriale in sostituzione del PUT (la legge regionale n. 13/2000 viene modificata in tale senso) ma resta l'impossibilitÃƒÂ per lo strumento legislativo ordinario di modificare il testo statutario.
  Inoltre, risulta necessario chiarire la relazione che si instaura tra gli strumenti regionali della programmazione tenendo presenti i vincoli ed i principi di cui al D. Lgs. n. 42/2004 (art. 10, co. 2 del DDL).
  Ulteriori considerazioni sul rapporto tra DST e legge regionale di disciplina del PUT seguono alla voce Ã¢â‚¬Å“Rispondenza delle singole disposizioni normative ai criteri di chiarezza e omogeneitÃƒÂ Ã¢â‚¬Â.
  In relazione agli interventi premiali:
  le previsioni relative al beneficio di quantita' edificatorie premiali per interventi di risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia ed urbanistica sono legate a meccanismi di perequazione, compensazione e premialitÃƒÂ .
  Secondo parte della dottrina giuridica si tratta di materie ricadenti nella competenza legislativa esclusiva dello Stato in quanto rientranti nella sfera dell'ordinamento civile.
  Secondo altro orientamento si ricadrebbe in materia di governo del territorio e pertanto le regioni, per poter legiferare legittimamente, dovrebbero attenersi ai principi fondamentali posti dallo Stato. Principi che, sempre secondo parte della dottrina giuridica, sarebbero ad oggi assenti.
  Problematica legata a quella appena sopra accennata consiste nella possibilitÃƒÂ o meno per le regioni di legiferare in tema di regime di pubblicitÃƒÂ degli atti di trasferimento dei diritti edificatori legati agli istituti in commento.
  Tutela delle prerogative costituzionali degli enti locali:
  a causa delle numerose modificazioni Ã¢â‚¬Å“in corso d'operaÃ¢â‚¬Â del testo legislativo si segnala l'opportunitÃƒÂ di salvaguardare l'esercizio delle funzioni amministrative degli enti locali coinvolte dal DDL. Ai sensi dell'articolo 118 della Costituzione, infatti, salvo correttivi espressi dalla stessa disciplina costituzionale, le funzioni amministrative spettano agli enti piÃƒÂ¹ prossimi al cittadino. Tale impianto comporta un limite alla potestÃƒÂ legislativa regionale che dovrebbe sempre salvaguardare una quota di autonomia applicativa delle disposizioni legislative.
- Normativa europea in materia: Il DDL opera un riferimento espresso alla direttiva INSPIRE.
  Direttiva INSPIRE - 2007/2/EC del 14 marzo 2007 (Direttiva del parlamento europeo e del consiglio che istituisce un'Infrastruttura per l'informazione territoriale nella ComunitÃƒÂ europea - Inspire).
  Reg. (CEE) 9 dicembre 1992, n. 3911/92 (Regolamento del Consiglio relativo all'esportazione di beni culturali (come modificato dal regolamento (CE) n. 2469/96 del Consiglio, del 16 dicembre 1996 e dal regolamento (CE) n. 974/2001 del Consiglio, del 14 maggio 2001)).
  Dir. 15-3-1993 n. 93/7/CEE
  Direttiva del Consiglio relativa alla restituzione dei beni culturali usciti illecitamente dal territorio di uno Stato membro come modificata dalla direttiva 96/100/CE del 17 febbraio 1997 del Parlamento europeo e del Consiglio, e dalla direttiva 2001/38/CE del 5 giugno 2001 del Parlamento europeo e del Consiglio.
  Ai fini della direttiva CEE, si intendono per beni culturali quelli qualificati, anche dopo la loro uscita dal territorio di uno Stato membro, in applicazione della legislazione o delle procedure amministrative ivi vigenti, come appartenenti al patrimonio culturale dello Stato medesimo, ai sensi dell'articolo 30 del Trattato istitutivo della ComunitÃƒÂ economica europea, nella versione consolidata, quale risulta dalle modifiche introdotte dal Trattato di Amsterdam e dal Trattato di Nizza.
- Coordinamento con la normativa vigente: La Parte III del DDL (Modifiche ed abrogazioni) ÃƒÂ¨ dedicata al coordinamento delle norme introdotte dal DDL con quelle attualmente in vigore.
  In considerazione del fatto che l'attuale disciplina regionale della programmazione in materia urbanistica e territoriale contempla lo strumento del Ã¢â‚¬Å“Piano urbanistico territorialeÃ¢â‚¬Â (PUT), sono previste le necessarie modificazioni alla legge regionale n. 13/2000 per inserire il DST in luogo del PUT (modificazioni contemplate agli articoli da 55 a 59 del DDL).
  Inoltre, poichÃƒÂ© l'articolo 18 dello Statuto regionale indica il PUT tra gli strumenti generali della programmazione regionale, ÃƒÂ¨ stato previsto che il DST assolve le funzioni del PUT facendo espresso riferimento allo Statuto regionale (articolo 58 del DDL).
  La legge regionale n. 27/2000 (Piano urbanistico territoriale) ÃƒÂ¨ modificata in alcune parti che disciplinano il PUT. Ulteriori modificazioni riguardano l'inserimento del PPR in luogo del PTCP, il cui ambito viene rideterminato.
  In particolare si segnala che il titolo della legge ÃƒÂ¨ sostituito in modo tale da eliminare il riferimento al PUT in favore di una piÃƒÂ¹ generica espressione riferita a norme di pianificazione urbanistica.
  Un nuovo articolo della l.r. ÃƒÂ¨ dedicato alla salvaguardia degli oliveti in caso di trasformazioni infrastrutturali a fini edilizi. L'eventuale espianto di oliveti necessiterÃƒÂ dell'indicazione da parte dei progetti edilizi dell'indicazione del reimpianto in siti diversi. L'espianto di alberi di olivo senza aver ottenuto la preventiva autorizzazione comporterÃƒÂ l'applicazione di una sanzione amministrativa (pecuniaria).
  Gli articoli che prevedono modificazioni alla l.r. n. 27/2000 vanno dal 60 al 66 del DDL.
  NOTA BENE: le norme transitorie e finali del DDL stabiliscono che:
  - ogni riferimento al PUT effettuato da altri atti normativi ÃƒÂ¨ da intendersi riferito al DST;
  - le abrogazioni relative alla l.r. n. 27/2000 decorrono dal conseguimento dell'efficacia del DST.
  In relazione alle disposizioni transitorie e finali si rileva che buona parte della disciplina della l.r. n. 27/2000 continuerebbe a vivere anche dopo l'entrata in vigore del ddl e continuerebbe ad indicare lo strumento del PUT.
  A tal proposito si segnala la necessitÃƒÂ di esplicitare con maggiore chiarezza che il DDL comporta l'introduzione del DST in luogo del PUT. La mancata abrogazione integrale delle norme di legge relative al PUT ÃƒÂ¨ probabilmente dovuta al fatto che il PUT ÃƒÂ¨ costituito da a) norme di legge; b) relazione; c) cartografia; d) studio. Pertanto, ÃƒÂ¨ verosimile che il DDL abbia voluto mantenere in vita la parte legislativa che concorre a formare il PUT [componente a)], in modo tale da confermare tutta la disciplina di riferimento per gli strumenti urbanistici degli enti locali.
  Si ritiene comunque utile provvedere ad ulteriori modificazioni della l.r. n. 27/2000 al fine di chiarire che il PUT non rappresenterÃƒÂ piÃƒÂ¹ il quadro di riferimento per la pianificazione territoriale ed urbanistica.
  
  Le modifiche alla legge regionale n. 1/2004 (Norme per l'attivitÃƒÂ edilizia) sono contemplate agli articoli da 67 a 73 del DDL.
  Per le opere della Regione e delle province la conformitÃƒÂ alle prescrizioni edilizie verrÃƒÂ definita attraverso apposite conferenze dei servizi. Altre modificazioni legislative concernono l'adeguamento della legge regionale alle previsioni della legge statale sul procedimento amministrativo (legge n. 241/1990).
  L'esonero dal contributo di costruzione per interventi non residenziali in zone agricole dipenderÃƒÂ da parametri determinati dalla Giunta regionale.
  Gli interventi di ristrutturazione relativi ad edifici residenziali saranno esonerati dal contributo di costruzione qualora non comportino ampliamenti o qualora riguardino danneggiamenti dovuti a calamitÃƒÂ , o eventi straordinari dolosi e colposi. La disciplina vigente, invece, prevede l'esonero dal contributo anche per ampliamenti fino al venti percento della volumetria/superficie di unifamiliari e bifamiliari.
  I controlli di merito eseguiti dai comuni circa l'asseverazione allegata alla denuncia di inizio attivitÃƒÂ , al rilascio del certificato di agibilitÃƒÂ ed ai procedimenti edilizi abbreviati passeranno da una sogli minima del trenta percento a quella inferiore del dieci percento.
  Le modifiche alla legge regionale n. 21/2004 (Norme sulla vigilanza, responsabilitÃƒÂ , sanzioni e sanatoria in materia edilizia) sono contemplate agli articoli da 74 a 77 del DDL.
  Alcune modificazioni riguardano le norme in materia di vigilanza sull'attivitÃƒÂ urbanistica compiuta in assenza dei necessari titoli abilitativi (articolo 74). La relativa responsabilitÃƒÂ viene estesa anche al proprietario (articolo 75).
  
  NOTA BENE: a causa delle frequenti rivisitazioni ed integrazioni al DDL, l'adeguamento dei testi normativi incisi dal DDL sarÃƒÂ completato in corso d'opera.
- NecessitÃƒÂ del ricorso allo strumento normativo: Si
  Il ricorso allo strumento legislativo ÃƒÂ¨ determinato dal fatto che il DDL provvede a modificare ed abrogare la legislazione regionale vigente.
- Adeguatezza della relazione di accompagnamento: La relazione illustrativa del DDL risulta estremamente sintetica e carente rispetto alla complessitÃƒÂ dell'atto e del suo impatto sul quadro normativo vigente.
- Pertinenza del titolo rispetto all'articolato: Il titolo del DDL si limita ad indicare i temi del governo del territorio e della pianificazione senza riportare le misure relative al piano casa (rilancio dell'economia, bisogni abitativi delle famiglie e semplificazione procedurale dell'attivitÃƒÂ edilizia) e le molte modificazioni normative previste
- Rispondenza delle singole disposizioni normative ai criteri di chiarezza e omogeneitÃƒÂ : Rapporto tra il DST ed il DAP:
  il DDL disegna il DST quale strumento finalizzato a territorializzare i contenuti degli strumenti di programmazione economico-finanziaria (articolo 10, comma 2, lettera a). Lo stesso DST contiene obiettivi di sviluppo che richiederanno il coordinamento con la programmazione economica (articolo 11, comma 1) e viene sottoposto all'esame del tavolo di concertazione economico-sociale di cui alla legge regionale n. 13/2000 (articolo 13, comma 3).
  Rispetto allo strumento di pianificazione urbanistica del territorio attualmente in vigore (PUT) sembra di capire che il DST avrÃƒÂ una piÃƒÂ¹ stretta relazione con gli aspetti legati alla programmazione economica. Non emerge con nettezza il ruolo ed il peso che il nuovo strumento di pianificazione territoriale assumerÃƒÂ in tema di programmazione economico-finanziaria.
  Rapporto tra il DST ed il PUT:
  Il DDL apporta modificazioni alla legge regionale n. 27/2000 (Piano urbanistico territoriale) ad iniziare dal titolo della legge, in modo tale da eliminare il riferimento al PUT in favore di una generica espressione riferita a norme di pianificazione urbanistica.
  Le norme transitorie e finali del DDL stabiliscono che ogni riferimento al PUT effettuato da altri atti normativi ÃƒÂ¨ da intendersi riferito al DST.
  La parte della l.r. n. 27/2000 che residua dalle abrogazioni continua a prevedere lo strumento del PUT. Non ÃƒÂ¨ chiaro, pertanto, se il PUT rimarrÃƒÂ uno degli strumenti della programmazione territoriale di livello regionale, oppure scomparirÃƒÂ a decorrere dall'approvazione del DST. In ogni caso si segnala la necessitÃƒÂ di esplicitare con maggiore chiarezza l'intendimento del DDL.
  L'articolo 26 del DDL fa riferimento ai Ã¢â‚¬Å“comuni minoriÃ¢â‚¬Â, senza perÃƒÂ² fornire indicazioni per la loro individuazione. Trattasi di previsione normativa Ã¢â‚¬Å“oscuraÃ¢â‚¬Â.
- Presenza di definizioni e loro correttezza: Nessuna osservazione.
- Nell'ipotesi di rinvii ad atti regolamentari ed amministrativi, previsione di meccanismi di garanzia contro eventuali inerzie: Nessuna osservazione.
- Presenza di effetti abrogativi impliciti: Nessuna osservazione.
- Rinvio ad atti per l'attuazione del PdL: Nessuna osservazione.

Analisi della politica pubblica

Attuazione dell'atto

Soggetto attuatore	Tipo provvedimento	Oggetto del provvedimento	Tempi previsti
Giunta regionale	DGR	Preadozione del documento strategico territoriale (DST)	non previsti
CAL	parere	Parere sul DST
Consiglio regionale	DCR	Approvazione DST
Giunta regionale	DGR	Preadozione del Piano Paesaggistico regionale (PPR) con la partecipazione e il concorso delle Province
CAL	parere	parere su PPR
Consiglio regionale	DCR	Approvazione PPR
Regione	DPGR	Istituzione dell'Osservatorio re4gionale per la qualitÃƒÂ del paesaggio
Giunta regionale	DGR	Composizione, funzionamento, compiti operativi e protocolli tecnico-informatici _ Osservatorio
Giunta regionale	DGR	Istituzione Sistema Informativo Regionale Ambientale e Territoriale (S.I.A.T.)
Province		Adeguamento dei propri piani e programmi al PPR	Entro un anno dall'approvazione del PPR
ComunitÃƒÂ Montane		Adeguamento dei propri piani e programmi al PPR	Entro un anno dall'approvazione del PPR
Soggetti gestori delle aree naturali protette		Adeguamento dei propri piani e programmi al PPR	Entro un anno dall'approvazione del PPR
Comuni		Adeguamento del PRG al PPR	Tempi non superiori ai due anni
Province		Atto di avvio del processo di formazione del PTCP con conseguente nomina del responsabile unico del procedimento
Province		Approvazione documento programmatico contenente gli indirizzi per la predisposizione del PTCP
Provincia		Pubblicazione del documento programmatico
Provincia		Convocazione Conferenza istituzionale di copianificazione alla quale partecipano regione, province contermini, comuni e le amministrazioni statali interessate	Entro 180 dalla conferenza istituzionale di copianificazione
Province		Adottano il PTCP	Entro 180 dalla conferenza istituzionale di copianificazione
Province		Trasmissione alla regione del PTCP adottato
Presidente Giunta regionale		Convocazione Conferenza istituzionale alla quale partecipano le province	Entro i sessanta giorni successivi dal ricevimento dei PTCP
Provincia		Approvano il PTCP	Entro quarantacinque giorni dal ricevimento di apposito atto da parte della Giunta dell'atto contenente valutazioni ed eventuali prescrizioni
Comuni		Adeguamento dei propri strumenti urbanistici al PTCP	Entro 12 mesi dall'approvazione del PTCP
Giunta regionale	DGR	Determinazione all'interno dei nuovi PRG delle finalitÃƒÂ relative a prequazione compensazione e premialitÃƒÂ di cui L.R 11/2005; Determinazione delle modalitÃƒÂ per l'individuazione degli ambiti di trasformazione	non previsti
Giunta regionale		ModalitÃƒÂ per l'individuazione da parte di comuni degli ambiti, ove per particolari condizioni e caratteristiche paesaggistiche possono essere previsti incrementi delle potenzialitÃƒÂ edificatorie previste dallo strumento urbanistico entro i limiti della L.R 12/08 (art. 10 co. 2 let.b)	non previsti
Comune		Conserva ed aggiorna un registro delle quantitÃƒÂ edificatorie originate da perequazione premialitÃƒÂ e compensazione	non previsti
Comune		all'interno del PRG Individuazione dei detrattori ambientali e manufatti fonti di degrado privi di valore storico-culturale paesaggistico e ambientale	non previsti
Giunta regionale	DGR	Determinazione dei coefficienti utili ai fini degli interventi premiali negli ambiti di rivitalizzazione prioritaria (ARP)
Comune	DCC	- PossibilitÃƒÂ di esclusione dell'applicabilitÃƒÂ delle norme relative a: interventi di ampliamento e recupero degli edifici a destinazione residenziale; interventi di ampliamento di edifici a destinazione produttiva e per servizi (art. 50,51, 52); - Stabilire limiti inferiori di ampliamento per specifici immobili o zone del proprio territorio in ragione delle caratteristiche paesaggistiche e ambientali nonchÃƒÂ¨ del grado di saturazione edilizia esistente	Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge
Giunta regionale	DGR	Definizione di materiali e tecniche di elevata efficienza energetica da utilizzare negli interventi di ampliamento degli edifici esistenti a destinazione residenziale	Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge

AttivitÃƒÂ delle Commissioni
- Assegnazione dell'atto alle Commissioni: Redigente
  18 maggio 2009 - competenza referente
- Iscrizione atto ordine del giorno Commissione: 18 maggio - 21 maggio - 28 maggio - 10 giugno - 11 giugno - 15 giugno - 17 giugno 2009
- Partecipazione
  - Espletamento consultazione
    - Decisione Commissione: 18 maggio 2009
    - Tipo consultazione: audizioni
    - Sede/i: Perugia - Palazzo Cesaroni - Sala Partecipazione
    - Data/e: 25 maggio 2009
    - Soggetti: Vedi Documenti allegati.
- Esame
  - Emendamenti
    - Presentatore: Gruppo consiliare Verdi per i valori - Gruppo consiliare Uniti nell'Ulivo SOCIALISTI DEMOCRATICI ITALIANI - Consigliere regionale Nevi Raffaele - Consigliere regionale Fronduti Armando
  - Relatore per l'aula: Consigliere Giancarlo Cintioli, per la maggioranza
    Consigliere Raffaele Nevi, per la minoranza
  - Relazione orale: si
AttivitÃƒÂ dell'Aula
- Decisione finale del Consiglio: APPROVA
- Approvati dal Consiglio emendamenti al testo proposto dalla Commissione: NO
- L.R. n.: 13
- del: 26-06-2009
- Pubblicata nel B.U.R. n.: 29
- del: 29-06-2009
Documenti allegati

Descrizione	Nome file
Soggetti invitati	SOGGETTI AUDIZIONE.doc
analisi ex ante della politica pubblica	1553_completo.pdf